Aspettando DIBBA al Seven Point

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Sapevo del 5 stelle Alessandro Di Battista da internet, ma pigro come sono, sapendo grosso modo quel che avrebbe detto dalle interviste televisive, non vi sarei andato. Se non che, al supermercato, un compagno di studi e del militare, dopo aver preso insieme un caffè e le solite chiacchiere nostalgiche, tra i banchi della spesa m’ha apostrofato: “Tra poco c’è Dibba, ci sei?” Lì per lì gli ho detto: ma Dibba chi?! soprapensiero, e un po’ perché quell’invito fatto da un vecchio democristiano come lui era una associazione difficile da fare. La strana circostanza m’ha spinto ad andare al Seven Point. Alla riunione ho tribolato a trovare il parcheggio, me l’immaginavo. E’ un personaggio politico televisivo…raccoglierà le truppe locali dei 5 stelle. Invece. Il piazzale era stracolmo di gente, non solo di aficionados. Un trecento persone. A quell’ora di venerdì al freschino all’aria aperta, senza una campagna elettorale alle viste, non era facile accozzare tanta gente. Sul viale d’accesso ho trovato i primi conoscenti con cui mi son fermato, non più tanto ragazzi, abbiamo condiviso esperienze politiche e mangiate memorabili, alcune dal povero compagno Vacca (il caro Alfiero Palazzoli) che ripescava menù della tradizione: il baccalà, la rosticciana di maiale con le polezze, prosciutto e sughi fatti con le sue mani…cose d’altri tempi, come le nostre idee. Era imprevedibile averli trovati ma non assurdo, pensando alle percentuali di voti che il M5S ha preso a valanga anche a Cortona. Pur trascorsi anni dagli ultimi incontri, pareva avessimo in testa lo stesso disco politico. L’antipatico Renzi che vedendolo cambiamo canale, anche se non è facile sfuggirlo, perché televisioni e giornali viaggiano tutti sulle stesse lunghezze d’onda. Le cazzate del fiorentino ci hanno tormentato per tre anni, fino alle recenti catastrofi. Referendaria. La storia grigia del babbo. Le nomine di amici degli amici in aziende pubbliche. E, non ultima, la rottura con quelli del PD, che, bofonchiando, gli han retto il lume fino alla fine… Una storia italiana dei piani alti del palazzo, sulla quale c’è imbarazzo anche nei giornali e tv, sponsor più o meno occulti del fiorentino. Molti gli occulti. Non si sa bene le persone, ma la storia europea recente puzza di centri di potere finanziario e lobbies lontane dai problemi della gente (Grecia docet). Oltre 4 mila miliardi di euro spesi a salvare le banche, immaginiamo se anche solo una parte di questi soldi fossero stati destinati a politiche sociali…
All’assembramento altre facce note son giunte, attivisti di vecchi partiti in ruoli anche importanti. E, con un orecchio ai relatori e l’altro a quegli “strani” convitati, è trascorsa un’oretta in attesa del Dibba, incagliato nel traffico autostradale da Milano. Il Monte dei Paschi, la Banca Etruria… carnefici di risparmiatori, lo schifo dei costi della politica, il reddito di cittadinanza…i relatori dicevano la loro da “cittadini” piuttosto ferrati su cavalli di battaglia che non han certo inventato loro, e non appartengono a un partito o a un movimento ma sono sul groppone degli italiani. Altri commenti dei nuovi arrivati: “Tutta sta gente qui?!…Qualcosa sta succedendo!” “Non rimane che dargli fiducia… se si aspetta che i partiti trovino la via di rinsavire…” “Hanno il vento in poppa…speriamo”. Sette e un quarto, arriva Dibba. Sopravanza il primo ciocco di gente, ripetendo scuse per il ritardo e dando le mani. E’ uno spilungone che non m’aspettavo. Parla con calma. Spiega che ha imparato a non perder la pazienza davanti ai giornalisti che ai 5 stelle non fanno interviste ma interrogatori, e quando comincia un argomento “scottante” l’intervistatrice o l’intervistatore interrompe l’intervistato. Dibba avrebbe affinato la tecnica, per tenersi calmo e chiedere di finire il discorso, bevendo una birra…Il movimento è un fuoco acceso di partecipazione, e spiega che l’obiettivo principale è questo: ascoltare la gente, meglio ancora se la gente prende e fa da sé proposte e rivendicazioni… Inevitabilmente, sapendo dov’è (nella vecchia rossa toscana), ricorda la famosa intervista di Scalfari a Berlinguer: i partiti stanno occupando tutti i gangli della vita pubblica, asservendo lo Stato alle loro logiche…da cui discende il malaffare e l’opacità tra affari e politica, che non si misura più su temi comuni come trovare il lavoro ai giovani, ma, trincerata dietro tv e giornali, detta la linea. C’è poco da spiegare al pubblico di stasera, che ha piene le tasche dello sporco gioco di carrieristi politici senza scrupoli. A parte che, sere fa, ho sentito ripetere lo stesso concetto a un vecchio politico, Alfredo Reichlin, morto da poco. Diceva: non c’è sinistra senza popolo. Lo stesso dovrebbe valere per ogni organizzazione politica. Tornando a casa, dall’espressione della gente e dei relatori, ho pensato a una buffa associazione tra l’adunanza al Seven Point col film di Antonioni Zabriski Point: nel film un protagonista alla fine incendia un edificio simbolo del consumismo e dello svuotamento delle coscienze, mentre al Seven Point serpeggiava unanime l’illusione (speriamo di no) di bruciare la montagna di bugie politiche. Per tornare a fare e dire cose che servano effettivamente a un paese messo male, e non riempirsi la bocca di astratte sciocchezze: i populismi, l’Europa dei popoli, le banche, la riforma del mercato del lavoro… bla bla bla, foglie di fico per coprire nefandezze. Qualcuno ha pensato al partito della nazione: Reichlin ne ha rivendicato la genitura e Renzi la costruzione, un tantino diversa dal genitore che guardava al popolo, mentre Renzi a Verdini, Alfano, Berlusconi… A occhio, parrebbe che i 5 stelle si avvicinino più al partito della nazione. Speriamo non sia un’altra occasione persa. Comunque, meno campata in aria di quel che la sinistra in macerie (e che vi ha ridotto il paese) sta farfugliando di fare, col rispetto di quanti in buona fede credono possibile riformarla. Per rimettere il paese in cammino è necessario incidere sui privilegi di pochi, per trovare le risorse necessarie a ridare speranza a chi non ha lavoro, reddito, … fiducia nel futuro. E’una questione ottica: guardare i problemi dal basso.
www.ferrucciofabilli.it

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2 risposte

  1. PAOLO MORI

    Il movimento 5* mi fa paura per il suo antieuropeismo e per certe posizioni intransigenti del Grande capo ,per il resto il movimento è una ventata di politica nuova contro i privilegi e le ruberie. Spero vivamente che questo comporti una revisione critica della sinistra ufficiale altrimenti saranno giorni , anni difficili per chi ha creduto nel sogno di Berlinguer e compagni.