Alcune parole sull’esito del referendum costituzionale

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Prima di tutto lo faccio per me, cercar di capire l’essenza del momento politico caratterizzato dalla bocciatura d’una riforma costituzionale improntata al più sfrenato neoliberismo. Queste prime due cose sono certe. E sono convinto che il Rignanese si stia proiettando alla rivincita: avrà ancora i mezzi per farlo (ergo poteri nazionali e internazionali che contano su lui), e una base elettorale che gli darà ancora fiducia, e, in base all’Italicum, potrebbe risalire al Governo immediatamente. Il PD gli ha aperto l’autostrada per il potere a cui non rinuncerà, né accetterà dal partito adeguamenti di linea: quel riallineamento politico che la parte del NO al referendum vorrebbe più spostato a “sinistra”. Tardivamente, nel partito si sono accorti che qualcuno ha usurpato il nido del cuculo (il partito più organizzato e fidelizzato d’Italia) da cui non intende scansarsi. So vaghe nozioni di alchimie di partito, che leggo anche in questi giorni, ma i segnali vanno in direzione di un braccio di ferro all’interno del PD nel quale, al momento, non vedo compromessi, mentre i rapporti di forza sono chiaramente a favore di Renzi. Altra cosa m’è chiara, il vantaggio politico di quest’ultimo è notevole, Renzi è avviato senza alcuna remora verso un modello di società neoliberista con piccoli correttivi tipo mancette da 80 euro ai più svantaggiati, giusto per tenersi margini di consenso, mentre è disinteressato alla forbice tra ricchezza e povertà e soprattutto sul lavoro subordinato e la disoccupazione adotta la politica più cinica: la cancellazione di diritti e aspettative. Per la sinistra interna al PD e in generale per quel che resta della sinistra in Italia e in Europa, non c’è speranza di riaversi né d’una ripartenza, dopo i segnali forti d’aver perso consensi nella sua tradizionale base elettorale, dagli USA al Regno Unito all’Italia,… serie di debacle che non finiranno qui. Perché la sinistra possa mai tornare a sviluppare politiche sociali efficaci ci vogliono almeno due severe condizioni: una seria considerazione sui bisogni a cui intende dar voce e un rapporto col potere che vada oltre il Franza e Spagna purché se magna… dando un colpo di reni politico, attingendo a prospettive socio-economiche messe a disposizione dalle scienze sociali più favorevoli alla tutela di un welfare inclusivo verso milioni di vittime della globalizzazione.
Se ciò corrisponde alla realtà, risulta chiaro il martellamento politico e mediatico sull’uso spregiativo del termine populismo, rivolto a movimenti che, anche quel fantasma di sinistra sopravvissuta insieme all’establishment mondiale sedicente democratico, intende forzatamente collocare a destra. Per definizione, sarebbero tutti xenofobi, parafascisti, antidemocratici, ecc. ecc.. mentre è respinto o sottaciuto che politiche “democratiche” sarebbero al servizio delle banche e delle multinazionali, seminando nel mondo povertà e guerre senza fine. Salvo alcuni opinionisti, mosche bianche, alla Cacciari che cercano di distinguere il grano dal loglio. Vedendo come parti consistenti delle società occidentali si siano organizzate andando oltre i partiti, nell’intento per lo meno di correggere macroscopiche disfunzioni nel funzionamento dello Stato, cercando di liberarlo dalle ruberie, dai privilegi sfacciati e dare segnali di speranza a quella parte di società (giovani, disoccupati, poveri, …) ad oggi esclusa da ogni disegno politico, a partire dalla Comunità europea in giù.
Non dimentico d’esser cresciuto all’interno d’una cultura di sinistra, sono meravigliato dal pregiudizio verso nuove aggregazioni come il movimento cinque stelle, in particolare da chi milita nel PD o in formazioni di sinistra minori. Pregiudizi puntati sull’estemporaneità di un capo, che, vedi caso, è un comico che invoca a ogni piè sospinto un’etica politica e regole che dovrebbero costringere chiunque impegnato in politica a seguirle. Un lascito, quello dell’onestà politica, che trova le sue origini repubblicane in esponenti passati del calibro di De Gasperi, Berlinguer, non a caso, tanto per ricordarne due rappresentanti di partiti popolari, purtroppo inascoltati allora come ora. E ci si scandalizza quando il M5S seleziona i suoi candidati attraverso i (pochi?) militanti in rete, dando per scontato che siano migliori le procedure di altri partiti basati sulla nomina dei più fedeli ai leaders, non esistendo più una vita di partito e una naturale selezione delle classi diligenti a stretto contatto cogli elettori. Ciò, è innegabile, ha dato luogo a fenomeni inquietanti di trasformismo non solo nel passaggio da un partito a un altro, ma a spostamenti in corso di legislatura da una corrente di partito a un’altra al cambio di segretario. Legislatura per tanti versi bislacca pendendo su essa l’invalidità costituzionale di una legge che premia oltre ogni limite di decenza il partito uscito primo alle elezioni con uno scarto di voti modesto, e, nella quale, a gran parte degli eletti è stato chiesto un contributo finanziario importante, nonostante fosse in vigore il finanziamento pubblico ai partiti: come in antico si comprava il titolo di conte o marchese… A chi saranno fedeli questi eletti? Alla Nazione? Non credo. Bene. A questa e tante altre anomalie istituzionali si è pensato di porre rimedio accentuando ancor più l’elemento fidelizzazione dell’eletto ai leaders, a cui per fortuna hanno detto No i cittadini.
Concludendo, voglio dire che c’è ancora tanto da riflettere per modificare le strategie politiche dei partiti, che dovrebbero fin dalla campagna elettorale annunciare i punti del loro impegno, e non scoprire le carte a legislatura avviata, com’è capitato nell’intesa tra Napolitano e Renzi, paralizzando di fatto la legislatura su una riforma costituzionale la cui bocciatura giusta grava più dei costi che, nelle intenzioni, si sarebbero dovuti risparmiare. Senza dire poi che politica dovrebbe significare confronto e mediazione per lo meno nel decidere le regole del gioco. Ma, che questo metodo sarà d’ora in poi seguito, dubito molto. Prevarranno ancora prove muscolari, in cui gli elettori seguiranno da spettatori sperando che dal caos attuale escano fuori anche idee utili a salvare la traballante barca del paese.

www.ferrucciofabilli.it

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2 risposte

  1. Brachini Alberto

    Condivido pienamente la tua analisi sicuramente ci troveremo più agguerrito di prima il bomba alla guida di questa nazione e sicuramente già assapora il gusto della sua rivincita.Sentendo i commenti di ex rivuluzionari del EX PCI il referendum ha legittimato il Leader alla guida del PD a mia domanda che questo signore aveva smantellato lo stato sociale e tolto qualsiasi diritto dei lavoratori di risposta mi dicono che tutto ciò era inevitabile Ho desistito ad un confronto sereno in quanto non lo sarebbe stato Questi sono i miei ex compagni di partito Grazie buona giornata