Vergogna e impotenza di fronte al dramma dei terremotati

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Seduti al caldo davanti alla televisione, non c’è accusa di sciacallaggio che tenga a impedirci di esprimere il disagio che ci pervade, da cittadini della stesso paese, vedendo quanto è accaduto e accade nel centro Italia devastato dal terremoto e dalle bufere di neve. E’ da agosto che, noi che siamo fuori dal sisma, trepidiamo – non è retorica – nella speranza che il sistema Italia soccorra, nel miglior modo possibile, le migliaia di cittadini che di punto in bianco si sono trovati letteralmente sul lastrico, senza più casa né lavoro né certezze sul futuro.
A monte di tutto c’è la devastazione sismica. Per quanto prevedibile in molte aeree del paese, ma a più alto rischio sulla dorsale appenninica, ha comunque colpito duro e con insistenza, trovando impreparato quel territorio, e anche dove era meglio attrezzato come a Norcia, già colpita, la reiterazione delle scosse ha distrutto o gravemente lesionato altri edifici, compresa la cattedrale della città benedettina.
Quel che abbiamo visto da lontano dopo il sisma, tramite stampa e televisione, solo in parte ci aveva convinto che si stava facendo tutto il necessario per aiutare quelle popolazioni, volenterose nel restare in quei luoghi: belli quanto insicuri dal punto di vista della stabilità tettonica. Poteva convincere la dislocazione delle persone in strutture stabili, come residence e alberghi, così come la riapertura delle scuole anche in strutture temporanee, ma alcuni segnali erano poco rassicuranti. Erano state scelte le casette di legno come ricovero temporaneo in attesa dei tempi lunghi della ricostruzione. Ebbene, quando a Natale sono state assegnate, con sorpresa, abbiamo visto – nel caso di Norcia, ma pensiamo sia successa la stessa cosa in altre località del cratere sismico – che a fronte di un fabbisogno di una ottantina di famiglie ne sono state soddisfatte solo trenta! Lasciando migliaia di persone in camper roulotte o in prefabbricati da cantiere, la cui scarsa resistenza al freddo è ben nota. Per non parlare degli allevatori che, con disperata insistenza, hanno invocato ricoveri per i loro animali che sembravano lì lì per essere portati e invece non sono arrivati.
Non è concepibile aver assistito, da agosto a Natale, a tanto lassismo. Come sia stato possibile, a fronte di dichiarate ampie disponibilità finanziarie, che non si sia provveduto a dotare di casette di legno tutti i richiedenti e di ricoveri per gli animali? Che in uno dei paesi più industrializzati al mondo, dove certo non mancano industrie di prefabbricati, siano state fornite casette col contagocce trascurando del tutto gli allevatori, è ammissibile?
La tormenta di neve ha amplificato all’ennesima potenza i disagi, ma soprattutto ha messo a nudo l’estemporaneità e il lassismo con cui si era approntato il sistema di difesa da un inverno prevedibilmente rigido, da parte della Protezione civile, sul cui conto corrente si invita a ogni piè sospinto a inviare donazioni volontarie. E’ caduto sotto il peso della neve pure un tendone che fungeva da poliambulatorio…(Qualcuno malignamente ha scritto che i 20 miliardi stanziati in 48 ore per le banche andavano destinati alle vittime del terremoto, mentre il conto aperto per la sottoscrizione volontaria andava destinato alle banche: è un’amara spiritosaggine, però il sentimento popolare non può essere altro che di scoramento e indignazione). Tra i tanti interrogativi da porsi c’è anche questo: ma i soldi dichiarati stanziati ci sono o è tutto un bluff? E sapendo da tempo i disagi, che sarebbero arrivati dalle precipitazioni nevose, non era possibile prevedere una maggiore efficienza nel sistema di spalamento della neve e maggiore tempestività nel ripristino dell’elettricità?
Sì, tanti sono gli interrogativi a cui non avremo risposte, lasciandoci nella vergogna e nell’impotenza come cittadini più fortunati. Ai primi accenni del dramma di questi giorni, tutti abbiamo pensato all’esercito che sarebbe dovuto intervenire in forze con il genio… certo è intervenuto, ma con una incidenza sui disagi quasi irrilevante. Forse perché i loro mezzi sono più adatti alla guerra che al soccorso di popolazioni in difficoltà? Ci può stare, visto che mezzi e personale sono dati col contagocce agli stessi pompieri: unico serio presidio contro ogni calamità.
Certo il nostro paese difetta di piani e programmi di prevenzione (da sismi, frane, inondazioni,…) perciò è facile incappare in catastrofi naturali, ma l’indignazione nasce nel momento del bisogno, quando è necessario essere tempestivi e non trascurare nessuno, persone e animali, avendo a disposizione uno degli apparati statali e industriali tra i più attrezzati al mondo…che tutto dipenda dal capo o dai capi…?
www.ferrucciofabilli.it

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