Un invito alla lettura di un’opera dall’insolita cornice – Un racconto tratteggiato di volti  

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PRIMA_COVER_TUTTI DORMONO copia (1)Inizia così, intorno a un focolare questa storia, dove Ferruccio ci allieta di piccoli aneddoti che, l’uno dopo l’altro, tratteggiano l’indole di Cortona e del suo territorio.

Un luogo, la grande storia si esprime in siffatta maniera in questa serata che scorre piacevole e calda. Sentirsi a casa, e sentirsi appartenere ad un tempo ed un luogo anche sconosciuti ma che avvolgono la tua vita.

Fioriscono i racconti in questo libro fatto di fatti, di ritratti acquerellati che tracciano le sembianze di persone che, come ovunque, caratterizzano e si fanno portavoce di un’identità, di un modo tutto tipico, di radici culturali, di trame e rami familiari, sociali che si estendono fin nel futuro.

La tensione narrativa è racchiusa nei personaggi che si svelano, e disvelano lo sguardo e la fisionomia di una città che, come “Ademaro, dongiovanni discreto e romantico”, seduce elegantemente chi vi si avvicina.

Uno squisito stile quello dell’autore, figlio e profeta di questo luogo e in quest’impresa; dove ogni singolo dettaglio è espressione di ricerca e gusto di un uomo appassionato e attento che, con lieve ironia, allieta i presenti e accarezza mordente chi si lascia toccare da ciò che la sua penna imprime sulla carta.

Esilarante e delicato – lo ha definito Lorenzo, in uno scambio di battute che ci porta con avidità a scoprire quanti più succulenti particolari di una cronaca, di una novella che tocca le corde della curiosità e muove il sorriso.

Il cuore pulsa dove sente la vita – e “Tutti dormono sulla collina di Dardano”, con in copertina l’immagine di una veduta dall’alto che, di Cortona, pone in primo piano il cimitero, paradossalmente rappresenta bene uno spirito, lo spirito di persone, che lì si acquietano ma non muoiono.

Non si spengono, così come la loro memoria che corre tra i fili di un quotidiano narrarsi; lui, che tiene sveglio e tignoso, con la battuta sempre pronta, quel carattere tanto bestiale e così poeticamente dionisiaco da raccontare il volto e la dignità speciale di uomini e donne con così tanto gusto e rispetto per la vita.

È geniale come questo animo critico, attento al cambiamento, scevro dai moralismi dei tempi, castrati, bacchettoni e ipocriti ci libera, con il gioco accogliente e scoppiettante del fuoco, di ogni fardello e ci invita a sorseggiare quel banchetto offerto in questo splendido casale della campagna toscana.

E l’atmosfera conviviale che mi sovviene è la stessa che ripercorro con la lettura di questi attori: tratteggiati con tatto e discrezione, fatti “di radici profonde e un duro carattere per reggere tanto gusto per la vita”, ordinati e dipinti con “labbra strette e amare che avevano baciati tanti uomini e non per amore, un’immagine diversa dalla solita bocca di rosa”, ma con “un sorriso felice che non ha mai fatto pesare la fatica e che a ricordarlo fa tremare il cuore”.

Un’esperienza che spero possa ripetersi, iniziata con la presentazione di un’opera capace di rappresentare lo spirito di corpo di questo paese e superare l’estraneità in questo incantevole spazio che, in un’amichevole alleanza tra chi la cultura la ama e chi la cultura la crea, fedelmente ha saputo riproporre il “topos” la vera natura e l’autentica personalità di luoghi e persone che sanno al pari incantare e prendersi gioco umilmente di sé.

Ebbra e densa i sapori intensi la cornice, come l’opera in questa serata organizzata dalla Libreria “Le Storie” di Federica Marri, intorno al focolare dell’agriturismo di Chiara Vinciarelli in via della Stella, venerdì 12 febbraio.

Silvia Rossi

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