UMBERTO MORRA aristocratico gentile dalla vita “ribelle”

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tutti-dormono-sulla-collina-di-dardano-di-ferruccio-fabilliIl conte Umberto Morra di Lavriano e della Montà si rese popolare a Cortona per due gesti clamorosi: quando, nel plebiscito del 1934, deposta nell’urna la scheda contraria al regime, apostrofato dal segretario del fascio: “Conte, ha sbagliato scheda!” rispose deciso: “E’ lei a sbagliare!…” scampando olio di ricino e manganello, perché ritenuto vicino alla casa reale: al battesimo ebbe padrini re Umberto I e regina Margherita. L’altro fatto, non meno singolare per generosità, fu alla morte, allorché lasciò ogni avere in dono: ai domestici la villa di Metelliano e i poderi ai contadini che ci vivevano. Anziano, in condizioni finanziarie ristrette, non si disfece di quei beni – che gli avrebbe consentito miglior agio – quale segno estremo d’altruismo.
Riservato, generoso, gentile, cultura vasta in un’intelligenza sopraffina, poliglotta,… visse intensamente (pur affetto da fastidiosa zoppia causata da tubercolosi ossea) e viaggiò molto: in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, seguendo le sue passioni. Trovar fondi per alleviare la miseria delle popolazioni vittime della guerra; assistere militari feriti e badare al rispetto delle condizioni dei prigionieri di guerra; coltivare la sete di conoscenza intrattenendo infinite amicizie con persone di cultura, artisti, politici,… aiutandoli se in difficoltà e condividendone insaziabili aneliti libertari e avversione alle ingiustizie, senza distinzioni tra cattolici, liberali, socialisti, marxisti, anarchici,… E’ opinione comune che Umberto Morra acquisì quel suo stile particolare di vita grazie all’amicizia fraterna con Piero Gobetti.
Cattolico (tutta la vita), allo scoppio della prima guerra mondiale – vicino ai nazionalisti de La Voce – vi partecipò volontario nonostante la zoppia; assegnato alla Casa del soldato come assistente ai feriti, si rese conto dell’immane offesa al genere umano causata dalla guerra; e da quell’esperienza uscì disgustato dalla politica, in toto, disilluso anche dal colpo di stato fascista, ideologia che gli era parsa espressione d’un rinnovato liberalismo, fino alla Marcia su Roma. Collaboratore della rivista “La Rivoluzione Liberale”, l’incontro con Gobetti fu decisivo nel fargli assumere come proprie categorie ideali – mai più abbandonate – trasmesse da Piero: “una concezione volontaristica della vita che accettasse il proprio tempo abbandonando pessimismo e nostalgia reazionaria; che si impegnasse anche in condizioni avverse e senza certezza di vittoria con un progetto mirato a un esito rivoluzionario; che concepisse la rivoluzione liberale come rivoluzione essenzialmente morale interiore, e il liberalismo come metodo, processo e aspirazione piuttosto che come teoria e sistema” (in Dizionario biografico degli italiani, Enciclopedia Treccani). In tal liberalismo non sistematico, Morra fece convivere liberalismo e cattolicesimo con simpatie azioniste, socialiste, comuniste, anarchiche, … sviluppate nel tempo su aspetti utili a risolvere problemi contingenti. Distanza abissale da opportunismi politici, non avendo, lui, perseguito mai tornaconti personali. Anzi, sostenne materialmente persone in difficoltà, ospitandole o nascondendole in villa a Metelliano; buen retiro e porto franco a cui attinsero tanti senza distinzione di credo, che, ricordarli tutti, sarebbe un ampio viaggio nella cultura italiana del ‘900.
Pubblicista e conferenziere a sostegno dei diritti umani e dell’equità sociale, scrittore raffinato (pubblicò un bel libro di viaggi, Inghilterra, e i non meno famosi Colloqui con Barenson – eccellente esperto d’arte, riservato, che l’elesse a suo memorialista – iniziò, senza concluderla, una Biografia di Piero Gobetti pubblicata postuma,…); per breve periodo fu capo gabinetto del ministro Cianca, azionista; nell’immediato secondo dopoguerra, a Cortona, svolse attività politica d’intesa con Pietro Pancrazi, sostenendo tra l’altro la marcia della pace Camucia-Cortona promossa dall’amico Aldo Capitini, contro la minaccia della guerra atomica… Parrebbe incredibile tanto dinamismo col suo handicap. Così come, vivendo in agiate condizioni economiche, avrebbe potuto optare per ozi tranquilli e dedicarsi ai piaceri. Mentre invece, nell’apparente mitezza, visse “La vita da ribelle”, com’indica il titolo del libro dedicatogli da G. Benzoni. Spirito ribelle in netto contrasto con la vita del padre, fedele e intransigente servitore dello Regno: il generale Roberto Morra – brutale e spietato – represse nel sangue, con centinaia di morti e prigionieri, i moti dei Fasci siciliani, finendo ambasciatore d’Italia a San Pietroburgo, dove il piccolo Umberto contrasse la tubercolosi ossea. A fine anni Settanta, fu conferita a Umberto Morra la cittadinanza onoraria di Cortona, nato a Firenze (1897) ma vissuto a lungo a Cortona.
Lo conobbi di persona l’anno prima della sua morte (1981): affabile e intelligenza straordinaria. Ricordo il mio imbarazzo al primo incontro. A Follonica. Con Alfredo Gnerucci, lì per iniziare la collaborazione, a tutt’oggi duratura, con la Fondazione Feltrinelli che in quella città organizzava un convegno internazionale di studi su Trotskij. Vicini alla sede del convegno incontrammo Umberto Morra, sorretto da stampelle, nella stessa direzione. Pronti, gli offrimmo un passaggio in macchina…ma forse era meglio non averlo disturbato per quel breve tratto, vedendone le difficoltà con cui salì e scese dall’auto… Con Giustino Gabrielli fui ospite a pranzo del “Conte” o “Professore”, come rispettosamente lo chiamavano. E lo ricordo presente nella sala del Consiglio Comunale, a salutare un amico di lunga data: il prof. Alessandro Passerin d’Entrèves, filosofo e storico del diritto tra i più noti. In altra occasione, Morra ci favorì l’incontro col filosofo Norberto Bobbio e lo storico Massimo L. Salvatori. (L’amicizia tra Bobbio e Morra è fissata nel disegno – anni Trenta – del giovane Renato Guttuso, ospite a Metelliano con Guido Calogero e Aldo Capitini, antifascisti del movimento Giustizia e Libertà).
Assillati da vortici oscuri (guerre, crisi economiche, disoccupazione, immigrazione, …) orfani di spiriti liberi e “ribelli” alla Umberto Morra, scorgiamo con maggiore difficoltà cosa oggi corrisponda davvero agli universali valori di giustizia e libertà.
www.ferrucciofabilli.it

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