Trattori arnesi e scenari contadini al Museo ai Borghi di Alessandro Pelucchini

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Borghi 1Competenza e passione hanno reso possibile una raccolta privata unica nel suo genere, realizzata a due passi dall’istituto Agrario di Capezzine. Nel panorama arioso e suggestivo delle colline cortonesi, al confine tra le province di Arezzo, Siena, e Perugia. Seguendo i segnali Museo ai Borghi (che prende il nome dal toponimo: i Borghi), ci s’imbatte in uno spiazzo di 4 ettari, ben curato, coronato da una nutrita selezione di attrezzi agricoli metallici (aratri a una o più lame, con ruote o senza, trainati un tempo da bovini, cavalli, e trattori). Di fronte, il corpo del Museo: costruzioni a capanna (1500 m2) , sul cui esterno poggiano gigantesche ruote di ferro dentate appartenute a vecchi trattori; e, a fianco, una serie di piccoli trattori, a cingoli e a ruote, del tutto funzionanti, come il resto della preziosa collezione interna. Chiude il piazzale un condensato di meccanica e memorie del duro lavoro agricolo. Stivate al limite della capienza in un capannone aperto in un lato: trebbie a fermo di cereali e granturco, coi relativi accessori come l’elevatore delle paglie, e un carro agricolo; arnesi ben conservati, pronti a riprendere le loro funzioni. Basterebbe solo tale impatto a valutarne la cura prodigata – verso la storia e le funzioni svolte dai vecchi attrezzi agricoli, e l’accuratezza filologica nei restauri effettuati – dai titolari che mi ricevono: il babbo Gino (Beppe per gli amici), la mamma Solfanelli Maria (detta Adriana), e il figlio Alessandro, perito agrario cresciuto immerso nel mondo rurale. Egli, d’intesa con la famiglia, ha ordinato la collezione in oltre 35 anni di ricerche. Allo scopo di narrare anche ad altri i ricordi di un mondo faticoso e fantastico. Bambino da poco spoppato, invece del sonnellino pomeridiano, di soppiatto Alessandro sgattaiolava nell’aia del vicino ai primi scoppi ansimanti d’un trattore a testa calda. A circa dieci anni iniziò le prime avventurose “acquisizioni”. In bicicletta verso l’agro di Cesa, Marciano, Lucignano, a procurarsi il primo giogo da bovini, caricato sulla canna della bici, per poi spingerla a piedi verso casa, a Borgonovo. Affrontando i primi giudizi su tale passione, in facce perplesse sul suo vero scopo: sarà per collezionare, o per commerciare quella roba?… Lui spiegava l’intento vero da collezionista, anche per strappare un prezzo più favorevole. Il Landini L25 testa calda, di proprietà familiare, funse da traino – come la ciliegia che tira l’altra – a una raccolta di trattori che è valsa il riconoscimento dell’ASI (Automobilclub Storico Italiano): tra le migliori collezioni regionali, se non la prima per qualità. Di ben 46 esemplari, tra cui la Locomobile a vapore Legnago, il Super Orsi RV, il mitico SuperLandini, il Landini Velité, il Landini L55/60, il Landini L 45/50, il Landini L35/40, il Landini L25 1° serie, la Motomeccanica Balilla, L’OM 35/40, l’OM 50 doppia trazione (dell’OM è raccolta tutta la serie completa prodotta), e il SAME DA 17, per citare i più importanti. A stimare la raccolta fondamentale nella storia della meccanizzazione agricola in Valdichiana – abbracciando un lungo periodo, dai primi del Novecento agli anni ’70 -, basterebbe la prima Locomobile a vapore Legnago e il primo trattore, il SuperLandini, immatricolati a Cortona. Anche per gli effetti che ne seguirono, entusiasti e contrari a confronto previdero la fine inesorabile della trazione animale. Come memorabile fu il codazzo di curiosi, lungo tutto il percorso, dalla discesa dal treno a Camucia, al trasporto in fattoria d’un trattore pagato 36.870 lire, corrispondenti al valore di molti ettari di terra. Acquisti non sempre facili; Alessandro ha un record: per il primo trattore immatricolato a Cortona ha impiegato 25 anni di trattative! Stessa determinazione e competenza sono state essenziali nell’allestire il Museo ai Borghi: non badando a spese, a tempo, e attivando consulenze di alta qualità. Non volendo togliere al visitatore il gusto della sorpresa, useremo la didascalia del depliant per esporne gli interni: “Tramite ricostruzioni scenografiche accurate, musiche originali ed una sorprendente raccolta di oggetti, mobili, attrezzi e trattori, sono stati ricreati ambienti didattici naturali, adeguati a creare un rapporto emotivo e coinvolgente tra il visitatore e la Storia”. “Nel padiglione è stato ricostruito il podere del contadino con la tipica cucina, la camera da letto e la cantina; la stalla con le grandi vacche bianche chianine, l’erbaio, la porcilaia con la cinta senese (…) e il capanno per gli attrezzi; si prosegue nel cortile [aia] del podere”. Dalla inaugurazione (2016), sono intervenute numerose scolaresche umbre e toscane, ma, inspiegabilmente, nessuna Cortonese! (nemo propheta in patria?); nei primi 2 giorni, alla festa d’inaugurazione, intervennero 25.283 persone. A cui seguirono molti ospiti pure qualificati: il titolare della Metro Goldwyn Mayer, e una Commissione internazionale che ha valutato il Museo come “unico” al mondo, dotato di attrezzature originali e funzionanti che hanno calpestato i terreni aretini, perugini e senesi. Di esso hanno parlato e scritto, ammirandolo: “La Rivista Agricola Vintage”, “La Manovella”, l’Automobilclub Storico Italiano, oltre ai responsabili di altri musei simili. Insomma, nel territorio delle migliori cantine di vini toscani e a tra i più rilevanti al mondo per vocazione turistica, c’è questa eccellenza! Dove Alessandro non si stanca mai di guidare i visitatori, piccoli e grandi, e promuovere l’interesse per il Museo con varie iniziative: come l’affollatissima festa annuale, a ricordo dell’inaugurazione, con canti e suoni delle migliori orchestre italiane e stand gastronomici; oppure regalando un trattore d’epoca a un piccolo paziente dell’ospedale Mayer di Firenze, che lo desiderava tanto, traendone benefici per la sua salute; o donando ai terremotati, di Umbria Lazio e Abruzzo, 500 quintali di mangime animale, portati di persona da Alessandro agli allevatori in difficoltà; che poi ha invitato, alla festa annuale del Museo, a consumare ciascuno una bisteccona grigliata di 1.300 grammi! Costando il biglietto d’ingresso pochi spiccioli, senza dubbio non si bada al guadagno, ma è un grande atto d’amore verso il mondo rurale.
fabilli1952@gmail.com

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