Racconto intrigante su “Amore e Sesso al tempo degli Etruschi” di Claudio Lattanzi

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Facile e scorrevole, il libro Amore e sesso al tempo degli Etruschi – maschile e femminile nella civiltà dei Tirreni, dei Greci e dei Romani sviluppa un argomento intrigante: la sessualità praticata circa due secoli e mezzo fa nei nostri paraggi. L’excursus storico, con baricentro nell’antica Etruria, passa in rassegna anche approcci ai costumi sessuali di civiltà coeve e successive (Greci e Romani), fino ai dottori della Chiesa, che, per secoli, imposero un punto di vista religioso, relegando il sesso tra le azioni peccaminose, negandogli così quella naturalezza e gioiosità appartenuta, invece, alle civiltà primitive. Claudio Lattanzi rielabora una varietà di fonti, segnalando pure ricostruzioni fantasiose, se non maliziose e fuorvianti fiorite in materia, già in antico. Sia per ignoranza – è luogo comune: i misteri che circondano la civiltà etrusca –, e sia in mala fede: denigrando i costumi sessuali degli Etruschi, tra le maggiori civiltà italiche prima d’essere assorbiti, con le buone e le cattive, dai romani. I cui primi re, viene giustamente ricordato, furono etruschi. I miei remoti approcci con testimonianze lasciate dai nostri avi, mi hanno rimandato ragazzino quando giocavamo a nascondino nel “melone” di Camucia, – i cui scavi risalgono ad Alessandro François (1842) -; spogliato delle suppellettili funerarie e all’epoca semi abbandonato, presumo fosse usato anche per altri scopi giocosi dai più grandi, dei quali lascio immaginare l’attinenza al titolo del libro. E a un altro ricordo, al rito praticato dalle donne di casa una volta infornato a cuocere il pane. Piccolino, le donne mi invitavano a scansarmi, ciò non mi impedì di assistere, di nascosto, a quanto stessero facendo: alzavano gambe e sottane davanti alla bocca del forno. Chiaro gesto allusivo erotico scaramantico, affinché il pane venisse ben cotto, nella credenza di ingraziarsi divinità protettrici della panificazione. Pratica, certo non confessata al prete, che presumo derivasse da antiche superstizioni, e che le donne l’eseguissero più per gioco che convinte dell’efficacia. Ma ora torno al libro. Convincente e suggestiva è l’interpretazione sulle abitudini sessuali dei primitivi, e, successivamente, fatte proprie anche dagli Etruschi. L’uomo e la donna, considerandosi tutt’uno con la natura, senza gerarchie precostituite nelle relazioni reciproche, praticavano il sesso come piacere e come rito, con cui gli umani si fondevano al mondo fenomenico naturale e sovrannaturale, con cui s’intendeva vivere in armonia. Studi, svolti in carie parti del pianeta, confermerebbero abitudini simili tra i primitivi cacciatori e beneficiari dei frutti della terra, dapprima spontanei e poi coltivati. Quelle remote comunità avrebbero condiviso tutto: ricoveri, provviste, e, nella promiscuità sessuale, pure i figli sarebbero appartenuti al villaggio, che ne curava la crescita senza distinzioni nei ruoli: di madre, né, tantomeno, di padre. Il bambino era di tutti. E basta… Dunque il sesso, nella visione del mondo primigenio, era un dono naturale di cui si poteva e doveva godere. E, come risulta da ricerche storiche e antropologiche, gli Etruschi non furono l’unica civiltà post neolitica a considerare la pratica sessuale momento desiderabile della vita, scevra da pensieri moralistici; così com’è riprodotta in figure e posizioni varie negli affreschi tombali e in vasi fittili. Suscitando nei ricercatori interpretazioni non sempre tra loro concordi. (Beati noi ignoranti, per i quali un trenino è un trenino e basta!). La libertà sessuale praticata, non impedì a quella civiltà di coltivare sentimenti e organizzazioni familiari efficaci, entro cui uomini e donne godevano sostanzialmente di pari diritti. Le donne si curavano del proprio corpo, del trucco, dell’acconciatura dei capelli, dell’igiene, del vestiario, ereditavano beni familiari,…, e partecipavano alla vita sociale, compresi i banchetti, alla stregua degli uomini. Pur in presenza già di un’organizzazione sociale molto gerarchizzata, uomini e donne dello stesso stato sociale condividevano relazioni paritarie. Al vertice stavano i principi, i ricchi, e la casta sacerdotale (aruspici), anch’essi membri di famiglie agiate, e, alla cui base, stava il popolo di coltivatori, assimilabili agli odierni coltivatori diretti. Prima i Greci, poi i Romani, imposero ben diverse gerarchie nella società e nelle famiglie, riservando ruoli marginali e subalterni alle donne. In Grecia le donne erano escluse dalla vita pubblica; dignità non molto diversa riservarono loro i romani: i cosiddetti pater familias (corrispondenti a capi tribù assoluti, più che al concetto recente di padre di famiglia) esercitavano perfino potere di vita o di morte sulle donne, in certe circostanze. Sebbene alle origini del culto cristiano la figura femminile fosse considerata pari all’uomo, in certi documenti si descrivono persino figure di donne apostoli di Cristo, e nel vangelo fosse loro riservato grande rispetto, certi dottori della Chiesa imposero alla religione una visione maschilista delle gerarchie ecclesiastiche, e una sessuofobia peccaminosa nei riguardi dei rapporti sessuali, su cui confessori d’ogni tempo hanno indugiato prevalentemente in attenzioni morbose. Perciò il libro di Claudio Lattanzi invita il lettore con levità e competenza a un importante ripasso storico in materia di amore e sessualità, partendo dai costumi etruschi. Ne consegue che il lettore è indotto riflettere sul lungo cammino della liberazione dell’umanità da tante superfetazioni morali e giuridiche gravanti sulla sessualità e sui rapporti uomo/donna. Un’etica, non è sbagliato considerarla moralistica, che ha stravolto la storia delle pratiche sessuali umane, riducendole a strumento di controllo sulle coscienze da parte delle Religioni, e terreno di norme giuridiche da parte degli Stati, che non hanno esitato a intromettersi nella gioiosa intimità dei talami, discriminando diritti tra uomo e donna, e causando nell’umanità infelicità e amori malati fonte di tanti drammi “passionali”. www.ferrucciofabilli.it prima_AMORE E SESSO ETRUSCHI

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