PIETRO ZUCCHINI, “PIETRONE”, sanguigno costruttore dal lessico fantasioso

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Layout 1Le strette di mano di Pietro erano inquietanti morse, possenti e callose. Lo sguardo diritto, impiantato nel suo massiccio sanguigno capoccione (con cui, per scommessa, ci spaccava un mattone!) poggiava sul collo tozzo d’un fisico tarchiato. Allenato fin da piccolo a carichi pesanti, prima in lavori rurali e poi in edilizia, sollevando pietre, ferro, cemento, mattoni, tavelle, sanitari, piastrelle,…, tutto in fretta e con destrezza.  Quella forza fisica esplosiva sorreggeva pari cocciutaggine nel cimare le costruzioni. Esempio classico di persona che sprizza energia da ogni poro.

Nel dopoguerra cortonese, molti s’impegnarono in edilizia. Sospinta da un boom  epocale, raccoglieva manodopera proveniente in gran parte dai lavori agricoli. Muratori si diventava facendo la gavetta partendo da manovali, a forza di braccia badile piccone e martello…  mescolando rena e cemento, tirando corde appese alla carrucola con cui si spostavano in alto i carichi di materiali. Esposti al vento, al freddo, al sole,…, indifferentemente, il lavoro doveva essere ultimato.

I ragazzi più svegli, rubando cogli occhi e seguendo i consigli di maestri muratori, salivano nella gerarchia professionale. Alcuni, come Pietro, divennero imprenditori, formandosi a una scuola faticosa e spesso inclemente, estrema, a cielo aperto.

La ditta di Pietro crebbe al punto d’impegnarsi con successo pure in opere pubbliche, come la costruzione di nuove scuole a Camucia. E non c’era da meravigliarsi se alcuni capomastri come lui, raggiunto il ruolo da titolari d’impresa, mantennero la passione politica nel PCI. Il partito era come una fede cementante, derivata anche dall’avversione al padronato e al fascismo, in certe zone rurali. Un fratello di Pietro, per contrasti simili, dové emigrare in Argentina.

Fede politica tradotta in attivismo, fino all’impegno in Consiglio comunale. Gli eletti in Comune – attore principale nella pianificazione urbanistica – svolgevano perciò ruoli decisionali nello sviluppo edilizio, materia viva per Pietro che seguiva con passione, specie se riferita a Terontola o a frazioni viciniori, di cui era tra i portavoce.

Altra caratteristica di Pietro era l’uso d’un linguaggio che a lui appariva forbito, però, involontariamente in più circostanze, l’avrebbe esposto a espressioni colorite e comiche. Come accadde nella riunione in cui il Sindaco fu invitato a Terontola per promuovere una nuova area di insediamenti produttivi, prossima all’uscita della superstrada Bettolle-Perugia. Ovvio, tra i presenti, i più interessati erano i proprietari terrieri. Quando l’architetto Danilo Grifoni, consulente comunale, intuì che tra costoro figurava anche Pietro, pensò di avviare un sondaggio, per farsi un’idea sulle potenzialità dell’area, porgendo la domanda: “Pietro, se il Comune rendesse il tuo terreno edificabile, che ci faresti?” Senz’esitazione, Pietro rispose: “Le orge!”

Dopo uno scoppio generalizzato di risa, fu chiarito che Pietro aveva intenzione di costruire un capannone per deposito materiali della sua impresa, restando negli astanti il mistero di come fosse  sfuggita quella fantasiosa associazione tra le orge e un deposito di attrezzi… ma, conoscendolo, non sorprendeva, casomai, divertiva.

Infatti, a Terontola, erano memorabili altre sue uscite spassose.

Durante una riunione di partito, Pietro, incaricato di giustificare l’assenza d’un fedele compagno del Farinaio, esordì: “Il compagno R…. è assente! perché caduto di bicicletta, causa cane, e ne avrà di gran lunga e sostanziale!…” Nell’altra occasione, in cui si valutava l’efficacia del Sindaco e della Giunta Comunale in carica, Pietro ebbe a dire: “Il Sindaco è una donnicciola!… Molto promettevole, ma poco realizzabile!” Non, certo, un giudizio lusinghiero.

Personaggi come Pietro furono protagonisti della nuova Cortona, l’attuale. Anche se poco scolarizzati e con esperienze limitate al lavoro nei campi, si adattarono al nuovo contesto economico molto più dinamico del passato, dando contributi di sagacia e determinazione, lasciandosi dietro scie di simpatici ricordi. Fu questo sostrato ex mezzadrile, studiato da sociologi ed economisti, tra i fondamenti del prodigioso sviluppo economico italiano postbellico, nel Centro e Nord Italia.

La mentalità familiare positiva, frugale, cooperativa e la determinazione tipica  contadina nel raggiungere obiettivi produttivi, riversandosi nelle molteplici attività manifatturiere, fecero sorgere quel “miracolo economico” di imprese che vennero a studiare da più parti del mondo, per capirne i meccanismi sottesi. Senza indulgere in banalità, potremmo dire che tra i tanti motti popolari che spiegano la mentalità contadina, c’era: “ Chi non ha testa, ha gambe!” Di riffe o di raffe, l’obiettivo andava raggiunto a qualsiasi prezzo, anche di sacrifici. A tal proposito, l’architetto Grifoni – incaricato dal Comune di seguire i lavori del nuovo plesso scolastico di Camucia – durante un sopraluogo in cantiere, raccontava l’impressione ch’ebbe dello straordinario spirito combattivo visto in faccia a Pietro Zucchini, allorché, lavorando alle fondazioni, impantanato da capo a piedi nel fango dell’area in quel momento molto umida, egli s’ergeva erculeo nel groviglio di avversità senza scoramento…i lavori sarebbero proceduti ad ogni costo!

Per la cronaca, la costruzione che Pietro intendeva destinare alle “orge”, attualmente, ospita un importante centro diagnostico medico. Ma fu chiaro fin dall’inizio che intendesse realizzare un immobile industriale, facendoci divertire un sacco. Mentre, paradossalmente, quel che ai tempi di Pietro fu costruito come edificio di culto religioso – alla Cima Gosparini, non lontano da Terontola -, che molti scherzosamente definirono il “lancia cristi”, per la presenza d’un fabbricato simile a un razzo in posizione di decollo (sarà stato una specie di campanile?), oggi pare accolga scambi di coppie, qualcosa molto simile alle orge.

www.ferrucciofabilli.it

 

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