Paul Saville, abile insegnante e incisore inglese, voleva come casa una botte di vino

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Paul Saville, del College Saint Claire di Oxford, era tra i più affettuosi dirigenti dei corsi estivi in Cortona per studenti stranieri. Un’amabile compagnia. E colei che aveva realizzato la presenza di studenti e studentesse inglesi, simpatiche e sbarazzine, era stata Miss Dridell, autorevole dirigente del College, avendo spesso frequentato il cortonese durante le proprie vacanze. Miss Dridell – se non ricordo male fu anche cittadina onoraria della Città -, per quanto costretta sulla sedia rotelle, si distingueva per essere una intellettuale e organizzatrice molto dinamica, avendo visto lei per prima, in quest’angolo di Toscana, il luogo ideale per introdurre studenti inglesi ai primi contatti con cultura, civiltà, e persone italiane. I suoi studenti, in maggioranza ragazze, dimostravano presto apprezzamento per il soggiorno cortonese: ben adattandosi agli svaghi; alla cucina; meglio ancora a frequentare la movida notturna nella discoteca Tukulca; senza sottovalutare l’apprezzamento per la libertà con cui si somministrano bevande alcoliche senza vincoli di orario, restrizioni presenti in Inghilterra. Dove vigeva (e forse vige ancora) la regola tassativa di non aprire i pub per goccioloni prima delle sei pomeridiane. Paul Saville coordinava la parte didattica e vigilava sull’incolumità degli studenti. (Per vigilanza non si intendevano freni censori ai costumi; delle licenziosità giovanili i docenti erano consci e tolleranti; il controllo discreto era sull’incolumità di giovanotti e giovanotte poco più che adolescenti). Di mezza età, capelli sale e pepe, longilineo, alla mano, Paul conosceva poche parole d’italiano ma legava facilmente usando il linguaggio dei gesti e di sorrisi di intesa, come un italiano adottivo… Ricordo le sue abbondanti provviste di barattoli di conserve e pomodori, che, nel suo orto ad Oxford, li aveva pure piantati… purtroppo però – a causa del clima o della qualità del seme – era crucciato perché le pianticelle sviluppavano ma senza produrre il prezioso pomo (chissà se oggi, col clima che è cambiato anche ad Oxford, è possibile farvi crescere e maturare succosi pomodori?). Il pallore nordico di Paul si trasformava in vampe di rossore per colpa di calure insolite alle sue latitudini, ma, altre volte, le vampe erano provocate gustando a sazietà del buon vino. In visita alla cantina sociale a Camucia, davanti a una botte colossale di cemento, della quale spiritosamente chiese la funzione, acquisita la risposta, esclamò: “Questa è casa mia!” in perfetto humour British. Anche nei ricevimenti (pochi) che il Comune riservava ai ragazzi di Oxford, nella Fortezza di Girifalco, il gruppo si abbuffava contento su piattoni di insalata mista… da salutisti…. purché accompagnati da vino fresco e senza carestia.
Con Vittorio Scarabicchi ed Elio Vitali fummo ospiti del premuroso Paul Saville, sia al suo domicilio sia nel College di Oxford dove insegnava. Considerando gli standard inglesi a tavola (a mio gusto non eccelsi) ricevemmo da Paul un trattamento speciale, avendo imitato in cucina prelibatezze toscane. Accompagnati da una signora plurilingue, oltre ostacoli linguistici, affrontammo, superandola brillantemente, la guida a sinistra, mentre fallimmo miseramente sull’uso del telefono pubblico. Giunti a Londra in auto, non restava che telefonare alla guida parlante italiano per condurci a destinazione. Però, non abituati al complicato congegno telefonico pubblico (bello da vedersi in fotografia, ma, per noi,un perfetto rompicapo nell’uso), ci arrangiammo chiedendo a un taxi di farci strada… Sebbene l’indomani ci riscattammo, almeno nella lingua. Quando a colazione, un’anziana signora, credendo il biondo Vitali un Sir, gli chiese un’informazione; al che, senza scomporsi, Sir Vitali rispose: “Lì!” indicando col dito la reception. La signora, dimostrando apprezzamento per la risposta, ringraziò a lungo sentitamente.
Paul Saville si rese molto disponibile, portandoci a visitare la splendida biblioteca centrale circolare, il College Magdalen dalla tozza torre in stile gotico, dove forse Paul aveva studiato e di cui ci donò una sua incisione. Fummo ricevuti nella presidenza del College Saint Claire… insomma, visitammo Oxford trattati con ogni riguardo, sotto la regia di Paul. La città, non grande, immersa nella campagna è indubbiamente una città-studi modello. Un po’ stanchini, nel tardo pomeriggio, Paul ci portò al pub. Mancavano pochi minuti alle sei. Ci accomodammo su panche vuote. In un piazzale deserto. Scoccate le sei, d’incanto, si formarono da ogni direzione rivoli di persone dirette al pub, in fila come formichine. Vedendoci osservati, ci venne spontaneo salutare: “Ciao!” Le risposte al saluto furono coralmente cortesi e sorridenti. Sembrava che quello Ciao avesse scatenato il buon umore mediterraneo trasmettendo rintocchi di allegria contagiosa. Da lì in poi, capito l’effetto della paroletta magica, fu un continuo Ciao! Ciao!… Paul ci offrì la bazzecola d’una birretta: un boccale da un litro!… accompagnato da un bicchierino di spirito alcolico, di cui non ricordo la natura. Il cicchetto, inframmezzato alla birra, in effetti aiutò a mandar giù quello smisurato boccale a stomaco vuoto, e mentre il buon Paul avrebbe voluto replicassimo ancora… noi non ne sentimmo proprio il bisogno. Ci godemmo il chiacchiericcio ai tavoli di gente disciplinata e beata coi loro boccaloni, quasi impugnassero il premio per esser stati quel giorno bravi cittadini. Alcolisti e sereni.
Prima della partenza, a un antiquario frequentatore di Londra, avevamo chiesto l’indirizzo di un buon ristorante. Ci aveva risposto: “Tranquilli! A Londra, in qualsiasi ristorante cinese vi troverete bene!” … quel suggerimento ci fu quasi letale! Nella carta scritta in cinese e inglese, e senza più la guida poliglotta, mettemmo il dito sopra un menù, di cui ricordo vagamente un servito di brodaglie gelatinose sopra cui galleggiavano cose strane … Scambiandoci sguardi disgustati, Vittorio esclamò: “Elio, avessimo la nana della tu’ Vanna! Atro che ste schifezze!…” Nel viaggio di ritorno – fatta salva la bella parentesi ospiti di Paul Saville – la nana della Vanna divenne il nostro miraggio da affamati poco fortunati reduci dall’isola di Albione.
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Paul Saville

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