Nella Nardini Corazza, poetessa delle meraviglie del creato e di ansie esistenziali

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fiordalisoRicordare Nella nello splendore di donna bella, dagli occhi fiordaliso, conversatrice elegante, insegnante persuasiva e scrittrice, m’è capitato sfogliando una sua raccolta poetica del1981: La vita che non muore (Calosci, Cortona). Che ha un assunto: di noi resterà la memoria nelle persone conosciute, ma, più persistente ancora, quel “che non muore” di noi, è uno scritto e ogni altro prodotto materico reso fruibile ai posteri, meglio se ben fatto. Nelle alette del libriccino, è riassunta la vita in poche battute: “Nella Nardini Corazza, nata a Camucia di Cortona il 14 novembre 1937, insegna materie letterarie nella scuola media inferiore”, a cui segue un’altrettanto breve bibliografia. Ha scritto: Iconografia margaritiana in Cortona a S. Margherita nel VII centenario della conversione (Calosci, 1973); La Val d’Esse e le sue chiese in La Val d’Esse di Cortona (Calosci, 1974); Bibliografia dell’Accademia Etrusca (Calosci, 1977); Foglie di cielo (Gabrielli Editore); Un concorso letterario bandito dall’Accademia Etrusca nel 1786 in Annuario XVII-1978 (Calosci, 1979). Poche righe riassumono con modestia una vita molto impegnata. Nella, si qualifica insegnante di scuola media senza aggiungere altri impegni pure esercitati diligentemente: scrittrice, poetessa, bibliofila, … Per di più, a “insegna materie letterarie”, potremmo aggiungere “con amore, per la lingua madre e verso scolari acerbi nel passaggio critico dalla fanciullezza all’adolescenza”. A qualificarne il valore pedagogico, ricorderò un paio d’episodi. Nel libriccino menzionato, vi è un racconto breve. Ella, insegnante alla prese con Paolo, ragazzo difficile in classe e nei rapporti coi genitori: ipercinetico confusionario, che non segue le lezioni, mentre distrae con le sue corbellerie l’intera classe. Paziente, incontra i genitori, parla col ragazzo del suo disagio, convince la classe a non assecondarne le facezie, Nella riuscirà, infine, a impegnare Paolo. Al punto che: “Egli commette sempre molti errori quando scrive, ma spesso viene alla cattedra e mi chiede se va bene. A volte fa una capriola tra i banchi, si rialza subito e dice: ‘Scusi, professoressa!’ e torna al suo posto.”. Il ragazzo, per i miglioramenti ottenuti in tutte le materie, fu promosso. L’altro esempio racconta il rapporto difficile di mio fratello, Leonardo, con l’italiano fin dalle elementari. Ben si sa che vivere in un ambiente in cui si parla correttamente la lingua, si leggono libri e giornali, è la condizione migliore per acquisire abilità linguistiche. Mio fratello, in casa e nelle amicizie infantili, non ebbe queste opportunità, perciò parlava e scriveva poco e male, pur esprimendo concetti non banali. (Qualcuno chiederà: ma tu dov’eri? Ero a scuola dai preti. Dove – si dice – non crescono bischeri). Sotto le cure della Prof. avvenne la fioritura del ragazzo: promosso ogni anno, e preso dalla passione di scrivere e leggere. E’ logico pensare quanti, Nella, abbia trovato nelle condizioni di Paolo e di mio fratello e lì abbia messi pazientemente sulla strada giusta nell’apprendere l’italiano. E quanti ne avrà fatti innamorare della lettura. Competenze linguistiche e sensibilità che Nella espresse anche in poche distillate poesie. Prendiamo: “Il mio sogno”. “Nel respiro del sole/ lasciatemi sognare/ una terra pulita/ dove passano lievi/ figure di viventi/ con occhi di fiordaliso.” Evidente, allude ai suoi begli occhi color fiordaliso. Civetteria elegante, per colorire soavemente il passaggio terreno che auspica lieve all’umanità. Purtroppo, sa che è pia illusione, che la vita è ben altro: “Ogni vita è segnata/ da nembi nuvolosi,/ che stingono l’entusiasmo/ dell’esistenza umana./ Le bande nere/ dei dolori terreni/ ricoprono di luce/ della mente e del cuore”. Qui, il pessimismo esistenziale è senza requie; a cui – nella stessa poesia “Apri le vie del cuore” – indica spiragli di luce, praticando fratellanza e amore. Usando il condizionale: se singoli e collettività non praticheranno amore e fratellanza non c’è speranza di raggiungere quella che indica come “spiaggia ridente della Divina Aurora”. Anzi, nella poesia “Una piccola barca”, aggiunge altri tormenti. Rappresentati dalla perdita del timone della barca della vita, e dallo sballottamento nella corrente del tempo (incessante e fortuito) verso lidi sconosciuti. In percorsi decisamente insidiosi: “Una piccola barca/ è la vita dell’uomo/ destinata a seguire/ la corrente del tempo/ verso lidi ignorati./ Tra scogliere e burrasche/ essa teme il naufragio/ perché è fragile e sola/ la sua tenue speranza/ d’un pezzetto di cielo”. Sotto metafora, si evocano sentimenti comuni di paura di sventure incipienti: vecchiaia, malattie, perdita di persone care, ecc. Nella si accontenterebbe “d’un pezzetto di cielo”, sebbene sia tenue la speranza d’averlo, mentre è sicuro e inesorabile il debilitarsi di ogni facoltà, come se l’animo intenda staccarsi da noi prima ancora della morte. Il distacco dell’animo è drammaticamente diverso dall’ideale spirituale in “Gioia”: “Scivola nell’azzurro/ la mia anima tesa/ all’amore del mondo.” D’altronde, l’imbroglio della vita l’aveva scolpito in “Sitio”. “Abbiamo sete, /sempre./ Sete di sapere, / sete di credere,/ sete di amare./ L’imbroglio della vita/ non ci appaga/ che ad attimi./ Impastati di terra/ viviamo eternamente/ nella sete del Cielo.” Ma cosa intende per Cielo? Le figure cristiane appaiano nelle sue poesie in vesti umane: la Madonna è madre protettrice dai guai; a Gesù, nella solitudine del deserto, Nella auspica che qualcuno porti un fiore. L’essenza della sua religiosità la descrive nella poesia “La mia chiesa”. “Un raggio di luna,/ una piuma d’uccello,/ una alito di brezza:/ con queste,/ che sono le creature / più belle della terra, / vorrei edificare/ la mia chiesa.” Al solito, pacata armoniosa essenziale, esprime un intimo afflato mistico: il desiderio di fondersi con le creature che più ama: un raggio di luna, una piuma d’uccello, un alito di brezza. Idee assonanti con Spinoza: Deus sive natura, Dio è la natura di cui gli esseri umani sono parte. Preferendo, Nella, quel creato più vicino alla consistenza dei sogni, che alla materia terrestre di cui siamo impastati. (Poesie che meritano essere divulgate).
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