Maria Teresa Caballero Lagos, Teresita, e un elogio delle badanti

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Teresa Caballero 1 (2)La prima volta incontrai Maria Teresa Caballero Lagos, Teresita per gli amici, anni fa mentre era in viaggio di nozze – differito per motivi di lavoro – sposata col mio compagno di banco ginnasiale, Emilio Rosadoni. Ero diretto in Ecuador per turismo, Teresita portava Emilio, la prima volta, a casa sua. Può sembrare dettaglio marginale, quel differimento del viaggio di nozze per impegni di lavoro, anche se a me piace pensarlo legato al tipo di impiego svolto fino a quel momento: curando bambini e anziani bisognosi di “badante”, non sarebbe stato professionale interromperne un accudimento finché necessario. È un mio pensiero, non so se fu quello il motivo per Teresita. Conosciuta meglio, non me ne sarei meravigliato. Anche per quanto raccontò l’altro compagno di viaggio, Massimo Castellani (testimone di nozze degli sposi novelli), per come Teresita aveva assistito il babbo Fulvio, “Punzino”, ultranovantenne, fino alla fine dei suoi giorni.

L’universo badanti è sfaccettato, per provenienza (dall’Est come dall’Ovest del mondo) e, soprattutto, per comportamenti. Nella gran parte dei casi, affettuosi verso gli assisti, certe volte fino a matrimoni e convivenze, anche se non mancano casi di maltrattamenti e truffe su persone a loro affidate. Tuttavia, non si può negare il valore sociale, umano e affettivo da esse rappresentato, negli anni recenti della nostra storia, sopperendo alla frammentazione mononucleare delle famiglie e all’invecchiamento della popolazione, spintosi fino ad età molto avanzata, in cui è facile incappare in non autosufficienze: decadenza fisica, o malattie degenerative del sistema nervoso (Alzheimer e demenze). In centinaia, migliaia di casi, le badanti coprono necessità sociali massicce. E dietro ognuna di esse ci sono storie particolari, prevalendo il bisogno di denaro per mantenere famiglie di origine, figli agli studi, per un gruzzoletto con cui acquistare casa, o aprire  attività economiche nel paese di origine, senza dimenticare che molte si sono stabilite in modo duraturo in Italia. Come nel caso di Teresita.

Lei scelse di venire in Italia spinta dalla curiosità di sperimentare un’altra vita, indotta, in modo martellante, da amiche che vi s’erano trasferite. Dopo cinquecento anni di europei in Sud America, il flusso migratorio si invertiva in modo massiccio: dal Sud al Nord del mondo! Teresita  non aveva bisogno di lavoro, in quanto direttrice di un negozio di ferramenta, possedeva casa, e, non avendo figli, il suo reddito le consentiva una vita agiata e tranquilla, presso una grande moderna città, Guayaquil. Dunque, fu curiosa e coraggiosa. Esordendo babysitter presso i Della Valle, produttori di beni di lusso, non le mancarono riconoscimenti economici. Benché, alla lunga, non potendo disporre di tempo libero, ventiquattro ore al giorno in servizio, a malincuore rinunciò al ben remunerato impegno, allontanandosi dal bambino amorevolmente curato, per darsi  respiro.

Così come il suo primo contatto italiano era stato condizionato dalle amicizie, sulla stessa falsariga giunse a Cortona.

Cattolica praticante, donna matura, libera da vincoli matrimoniali, presa dal lavoro assistenziale, forse, non immaginava di incontrare tardivamente il grande amore della vita, che l’avrebbe portata all’altare. Incontrando Emilio, gentile e positivo, anch’egli non più giovanotto, cattolico, libero da legami, lavoratore, non ricco ma benestante. Colonna portante della vita sociale e ricreativa nella sua Farneta. Testimoniato dalla sala civica strapiena di amici suoi, quando presentammo, con Albano Ricci, il mio libro su Quito in cui condensavo l’esperienza del viaggio in Ecuador, in parte condiviso coi novelli sposi, essendo, costoro, tra i protagonisti.

In tempi recenti, la crisi economica, attanagliando anche le famiglie italiane, vede flettere l’impiego nel badantato di persone estranee alla famiglia. Il bisogno di lavoro infatti non fa più considerare “ripiego” l’impegno di familiari nella cura d’un parente bisognoso di assistenza. Anche se resta di gran lunga prevalente il ricorso a badanti straniere, e, in misura minore, di uomini badanti.

Le prime persone, in Italia, dedicate a tale incombenza provenivano dal sud America, Perù ed Ecuador in particolare. Paesi in cui il reddito da lavoro è inferiore al nostro. In seguito all’abbattimento del Muro di Berlino, è esploso anche il caso delle badanti dall’Est Europa. Effetto dello stravolgimento capitalistico avvenuto in quei paesi, con la fine dello stato socialista in cui si garantiva occupazione, casa, diritto allo studio e sanità gratuiti. Pure donne dagli studi elevati (ingegneri, notai, insegnanti,…) si sono adattate al nuovo impiego. Superando difficoltà linguistiche e ambientali, spezzando, spesso, famiglie di origine, superando l’umiliante adeguamento al massiccio bisogno italiano di accudire persone con handicap.

Questo processo ha determinato significativi rimescolamenti antropologici e sociali. Al fenomeno suddetto, intanto, si aggiungeva l’esigenza di coprire carenze di persone in altri campi lavorativi, ritenuti dai nostri concittadini faticosi e poco rimunerativi. Fino ad oggi, quando alle precedenti ondate migratorie si sono aggiunte nuove e massicce provenienze, con cui siamo alle prese, in un dibattito politico piuttosto acceso. Alimentato anche da moti di opinione pubblica, gran parte, digiuna sul tema: su quanto e come sia utile favorire nuovi incrementi migratori. Ma questo è un altro argomento.

Resta il positivo ruolo svolto dalle badanti straniere, come Teresita, avendoci arricchito di umanità e nuove conoscenze sul mondo globalizzato, che dovrebbe predisporci al fenomeno dei migranti con più razionalità e lungimiranza.

fabilli1952@gmail.com

quito

 

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