Lo spettacolo triste dei politici per il Ni al Referendum costituzionale

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Quando parlo di spettacolo triste certo non incolpo gli elettori indecisi (ancora tantissimi) che non sanno se votare SI o No e, forse, neppure andranno a votare. Anzi. Direi quasi che li capisco. Tanto son frastornati nelle loro pur flebili residuali convinzioni politiche, e presi da argomenti molto più prossimi alle loro esigenze: il lavoro precario quando c’è, lo stipendio e la pensione che non arriva a fine mese, una casa il cui mutuo in banca non ce la fanno più a pagarlo, quando addirittura non sono stati derubati dei loro risparmi dalla banca stessa!,…Cioè, la gente ha in testa problemi veri e seri, trascurati se non sbeffeggiati dall’ottimismo di facciata di chi parla ogni giorno della rimessa in cammino dell’Italia verso splendide mete che esistono solo nella fantasia di certi imbonitori di Palazzo. Ma veniamo più concretamente alla materia oggetto del referendum. Mi ci metto anche io tra questi cittadini disorientati e scoraggiati. Perché è finito il tempo della credulità alle favole e alle magnifiche sorti progressive. Pur avendo partecipato attivamente per un ventennio alla vita politica e studiato diritto pubblico nelle migliori scuole di specializzazione universitarie, sono a dir poco allibito per il modo con cui si è giunti a “mandare in vacca” la Carta costituzionale (l’espressione icastica è di Camilleri, ma, tra le tante chiacchiere sentite o lette, mi pare la più efficace nella sua essenzialità). Inutile ricordare lo scandalo di tale riforma approvata da un parlamento delegittimato dalla stessa Corte Costituzionale, perché eletto con una legge elettorale ultraillegittima e proposta da una maggioranza – costituitasi dopo la non vittoria del PD di Bersani – accozzo di eletti, presi dal miraggio di conservare la poltrona, dal centro dalla destra e dalla sinistra, tenuti coesi dall’unico cemento: il potere! Diciamolo francamente: la foglia di fico di questo sedicente “riformismo” necessario per far ripartire l’economia è una barzelletta a cui non credono neppure i suoi protagonisti. N’è testimone lo stesso Bersani che ha portato il suo PD a un passo della vittoria, e che, se non avesse dimostrato a Napolitano di voler far maggioranze di testa sua, forse oggi sarebbe lui al posto di un Renzi, che, al contrario, s’è dimostrato entusiasta nel seguire il cammino prospettatogli dall’allora capo dello Stato.
Ecco che il misto di pena e indignazione nasce vedendo ancora incerti politici di professione che stanno ai piani alti della politica fin dentro il parlamento. Ma come? La riforma costituzionale è arrivata al Referendum perché approvata con maggioranza semplice e non dei 2 terzi del parlamento dopo almeno 4 passaggi parlamentari. Dico, ben 4 passaggi! E ancora, tra deputati e senatori del PD, ci sono quelli che tutt’oggi pensano possibile votare a favore della nuova carta costituzionale Napolitano-Boschi-Verdini alla sola condizione che si modifichi la legge elettorale? (Sarebbe interessante trattare l’argomento dei numerosi contorti Ni nella storia del PD, da quando si trasformò da PCI a PDS, ma il ragionamento attualizzato in un partito di governo è ben più grave – perché coinvolge i destini di un intero Paese! – più di quanto lo fosse all’interno di un partito di sinistra che si avviava a trascurare la sua base elettorale di riferimento per farsi interclassista e post ideologico). Per favore, ditelo francamente che con questo giochino si pensa solo a una cosa: mantenersi in sella il più a lungo possibile! Sperando in un popolo bue che non abbia capito il loro declino morale, innanzi tutto, a cui aggiungere insipienza politica nel pieno di una crisi economica sconvolgente. Nella quale i temi centrali, per chiunque voglia interessarsi di politica seriamente, sono quelli connessi alla globalizzazione (i ricchi sfacciatamente ricchi e le classi medie e salariate abbandonate alla lotta per la sopravvivenza) e a flussi migratori incontrollati che, non sarà lontano il tempo, faranno esplodere contraddizioni sociali drammatiche. Basti pensare alla inversione ad U dello stesso Papa Bergoglio, che pareva il più disponibile all’accoglienza. Ultimamente è giunto a dire che una regolazione di flussi migratori si rende necessaria se non si vuol riempire l’Europa di ghetti! E, aggiungo io, l’esplosione di massa di sentimenti xenofobi il cui esito è quanto mai imprevedibile, questo sì, per la conservazione della convivenza civile pure nel contesto culturale millenario europeo.

www.ferrucciofabilli.it

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