L’Inghilterra è più vicina di quanto si pensi

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Londra, Cancellata ReggiaAnche chiusi in casa, ogni giorno, molte famiglie italiane  sono in contatto con la Gran Bretagna, per figli o parenti emigrati o espatriati (questo termine, di recente, è  preferito).  Dati freschi (2019) quantificano in 350mila Italiani iscritti all’AIRE (anagrafe residenti all’estero), ma stime consolari dicono che almeno altrettanti connazionali vi risiedano,  non iscritti all’AIRE perché arrivati da poco, per pigrizia, o incerti sulla  loro futura permanenza. Dei 700mila espatriati in Gran Bretagnaa Londra c’è la fetta più consistente, stimata la maggiore comunità italiana all’estero. Tanto che, nella settimana trascorsa (a settembre) in Gran Bretagna, con mia figlia Brunella, abbiamo potuto far visita solo a due dei nostri amici e conoscenti cortonesi colà stabiliti; mi vengono in mente Ida, Pietro, Glenda, Antonio, Silvia,… prendendo rimproveri da alcuni, con promesse di riparare in futuro, sperando di mantenerle.

In verità, la gita in Britannia l’ha inserita Brunella nel nostro progetto annuale di visita in una città, più volentieri europea. E Londra era l’obiettivo principe, con una  deviazione a Manchester, a trovare Eleonora Ciufini, dove insegna Lingua italiana. Con lei, abbiamo funto anche da vivandieri portandole salsicce, che,  per cucinarle all’uccelletto, era riuscita a procurarsi la salvia, rara a quelle latitudini.

Eleonora ci ha ringraziato anche per aver portato giorni di sole!… Il clima di Manchester, che lamentava, è grigio freddo e piovoso. Quella luce ci ha consentito di apprezzare meglio i caratteri della struttura cittadina. Resa famosa da due squadre di calcio di livello mondiale, – City e United –  e dall’inventore dei computer Alan Turing e, prima ancora, per la sua storia di grande polo manifatturiero (industria tessile), e di cantieri navali (a 60 Km dal mare, è collegata al porto di Liverpool via fiume). Non a caso, simboli della città operosa sono le api. Scesa la parabola industriale, pagando pesanti scotti sociali, ha cercato di nuove prospettive economiche, progettando  maquillages urbani, in parte già completati, da noi apprezzati passeggiando lungo strade e corsi d’acqua che la traversano. Vedendo l’ammodernamento del sistema dei trasporti, su acqua, su ruote ferrate e strade, e dei molti edifici storici restaurati, e vie centrali pedonalizzate, o a traffico ridotto che invitano allo shopping. Elemento ricorrente caratteristico dell’arredo urbano è il mattone rosso: in grandi edifici, palazzi, ex fabbriche, magazzini (docks), e case, che degradano in altezza allontanandosi dal centro. Sistemati nell’area centrale di Picadilly Gardens, camminando, abbiamo visitato gran parte del centro storico,  gli esterni del Town Hall (architettura gotica) infagottato in restauro, e della University Library. Mentre osservavamo la Cattedrale gotica, un premuroso prelato aveva ordinato al poliziotto di guardia di predisporre la segnaletica anti covid 19, mettendo egli stesso il giubbetto security. Incerti sul da farsi, abbiamo preferito guardare solo gli esterni. Secondo Eleonora, il virus nell’area era divampato, perciò meglio non chiudersi. Però abbiamo apprezzato quell’offerta ospitale.  Due statue ci han dato il senso civico della città, dedicate: alle Suffragette e a Gandhi, nel serto di monumenti bronzei dedicati a glorie passate britanniche. Londra ha una scala urbanistica di quasi 9 milioni di abitanti, 14 nell’area metropolitana, contro il circa mezzo milione di Manchester; mentre le due storie urbane risalgono ai romani-britanni: l’una fu Mancunium (collina a forma di seno), l’altra Londinium. Volendo indicare elementi leganti le due città, tra i tanti, sceglieremmo lo sviluppo industriale (a Manchester) che grazie al vapore portò tanta ricchezza al Regno da elevarlo a grande potenza,  e Crystal Palace (a Londra), sede della prima esposizione mondiale del progresso (1851), che mostrò quale fosse lo Stato tecnologicamente più avanzato di allora.

Seguii – stanco – parte della  frenetica escursione di Brunella nell’immensa Londra, partendo dal Parlamento di Westminster, la Torre del Big Ben (fasciata in restauro), il Ponte storico sul Tamigi (London Bridge), la Reggia (Buckingham Palace), senza  cambio della guardia e scarso pubblico esterno, causa coronavirus, la Cattedrale di Westminster, … Il resto lo vidi nelle foto della figlia che, determinata,   entrò negli splendidi Musei, National Gallery e  British Museum,  che, soli, valgono la gita, per le ricche collezioni che spaziano nella storia dell’arte: dalle più remote civiltà ai capolavori pittorici europei.  Quattro giorni di soggiorno non avrebbero consentito visitare altro, tanto che incontrando la brava musicista cortonese Elena Zucchini che, troppo generosa, riconobbe a  Brunella di aver fatto una rassegna di Londra più completa della sua, vivendoci da tempo come insegnante di Musica.  Inutile dire che, per visitare Londra e godersela, è necessario avere idee precise sul che fare e vedere. Non dimentichiamone, inoltre, il carattere multietnico e multiculturale, forse è la città più cosmopolita al mondo, riscontrandolo nelle offerte turistiche: dalla ristorazione, alla moda, agli intrattenimenti giovanili, alle mostre d’arte, agli spettacoli teatrali e musicali, ante e, auspichiamo, post virus. C’è poi l’interrogativo: come muteranno i rapporti con gli immigrati dopo la Brexit?  Quel ch’è certo, ad oggi, la Gran Bretagna è stata molto ospitale, offrendo tante opportunità: dai meno prestigiosi lavori manuali alle attività manageriali, agli insegnamenti, alla ricerca scientifica e nel sistema sanitario. Rappresentando, con i limiti che pur ci saranno, un esempio di accoglienza.

Che noi abbiamo toccato con mano, da Manchester a Londra, non solo nella soddisfazione delle concittadine,  Eleonora ed Elena (che definire integrate è poco), vedendo tante etnie diverse alla guida di taxi, nei servizi informazione, negli hotel,  bar, ristoranti. E l’evidenti influenze nel fornire vaste scelte culinarie, dove orientali e italiani si contendono i clienti, essendo la cucina tipica inglese poco fantasiosa (fish and chips), ma singolari: il rito della pinta di birra e dei cicchetti di whisky scozzese.

fabilli1952@gmail.com

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