Le buche sull’asfalto, l’erba sulle banchine e la Riforma costituzionale

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Fino a uno due anni fa, viaggiando, la differenza tra una strada comunale e una provinciale era subito evidente: le provinciali avevano ottimi fondi stradali; banchine rasate; paracarri, colonnini, segnaletica verticale e orizzontale in ordine; mentre le comunali somigliavano all’inferno italiano delle barzellette: dove c’erano buche sull’asfalto, dove mancavano paracarri o colonnini o segnaletica a terra o verticale, dove le strade, non più degne di questo nome, s’erano trasformate in tratturi. Insomma, le vie comunali avevano (ed hanno) quasi sempre qualche stigma a contraddistirle dalle sorelle provinciali, quasi sempre in ordine.
Da un par d’anni la situazione è lentamente evoluta, al basso! anche nelle provinciali non c’è più la solita tempestività nel riparare buche o ragnatele sugli asfalti e l’erba cresce indisturbata nelle banchine e nei fossi. Sarà l’effetto temporaneo di assestamento nel passaggio di competenze tra le soppresse Provincie alle Regioni? Il timore è che sia un effetto irreversibile. Ho condiviso queste considerazioni con ex colleghi ancora in servizio in Comune e in Provincia, i quali, invece di giustificare come temporaneo il disservizio (o disastro), per risposta m’hanno travolto di altri ulteriori disservizi per gli utenti nei loro uffici: commercio, turismo, scuole, ecc. dichiarando la frustrazione di dipendenti pubblici a fronte d’un inarrestabile decadimento d’efficienza a svantaggio dei cittadini. Senza sapere a quale santo rivolgere le loro perplessità: dirigenti o assessori regionali? A trovarli! Navigano (male) a vista.
La soppressione delle Provincie era la riforma pilota tra i tagli nella spesa pubblica. Però, a conti fatti, quel che s’è tagliato è stata la l’efficienza, senza risparmi apprezzabili. Certo tagli ne hanno subiti nei trasferimenti finanziari ma nella stessa misura che sta gambizzando l’efficienza e l’autonomia dei Comuni. Arrivati anch’essi ai minimi termini di funzionalità. Un amico sindaco d’un Comune vicino – incontrato a donare sangue – mi raccontava il paradosso in cui si trova: “Ogni cinque dipendenti pensionati ne posso sostituire uno, è impossibile utilizzare personale volontario pur avendolo disponibile, le scarse risorse finanziarie sono insufficienti a mantenere un esteso patrimonio pubblico, senza dire dei servizi scolastici…mi capita sempre più spesso che qualche cittadino dopo avermi esposto il problema si da la risposta da solo: ma lo so che mancano soldi!…” Anche i più digiuni di Pubblica Amministrazione l’han capito: seguitando di questo passo i Sindaci finiranno per sentirsi impotenti se non inutili. Se, infatti, un Sindaco non è più in grado di aprire un asilo nido, fornire mense e trasporti scolastici, sostenere gli indigenti, tenere in ordine parchi, vie, piazze, beni comunali,… a che servirebbe?
Il governo ha posto a cardine della sua azione in direzione d’uno Stato più efficiente e meno costoso la propria Riforma costituzionale. Chiave di volta del sistema Italia. Da mesi è aperta la campagna elettorale sulla Riforma costituzionale e ne avremo ancora fino a novembre, tra chi che tenta di spiegare le ragioni del Si e del No usando argomenti attinenti la materia (i più corretti), insieme a un bailamme di pronunciamenti sgangherati che tramutano la commedia in farsa. Fino alla ridicola discussione sulla vignetta delle cosce cicciottelle della Boschi, tramutata da certi tromboni politici in offesa antifemminista, o la promessa di Renzi d’un risparmio di 500 milioni che destinerebbe ai poveri. Solo che organi contabili dello Stato han valutato il risparmio dalla trasformazione del Senato, se andasse bene, solo in 50 milioni! Ma non mi interessa ripetere le già abbondanti argomentazioni a favore dei Si e dei No alla suddetta riforma, che abbondano nei social e nei mass media… oddio stando ai mass media quasi all’unisono la miglior decisione per i cittadini sarebbe senz’altro il Si. Strano ma vero questo unisono… Io sono per il NO. Posso argomentarlo in breve: sui risparmi da questa riforma si è già detto. E la sbandierata semplificazione legislativa? Confrontando il testo Costituzionale originale con quello riformato all’art. 70, sulla produzione legislativa, nell’ordinamento “vecchio” è prevista il classico doppio passaggio tra le due Camere del medesimo testo. S’è detto macchinoso, ma per approvare leggi che stavano a cuore al potere in certe circostanze sono bastate 24/48 ore! (ricordiamo il decreto sulle banche). Il “nuovo” ordinamento, invece, prevede 10/12 procedure diverse con cui il Senato (non di eletti, ma nominati) approverebbe le leggi. E, in caso discorde tra le due Camere, il tutto è rinviato alla Corte costituzionale. Alla faccia della semplificazione! Ma mi fermo qui, rispettando l’intelligenza dell’elettore che cercherà dovunque vorrà le risposte a lui più gradite.
Vorrei però condividere alcune considerazioni del cardinale Bagnasco, sul Corriere della Sera, che mi paiono, se pur da laico, una risposta appropriata a quanti motivano il Si alla Riforma costituzionale perché ce la chiede l’Unione Europea. “Se guardiamo i risultati dobbiamo concludere che si è partiti con buone intenzioni ma con decisioni sbagliate. La volontà prepotente di omologare, di voler condizionare le visioni profonde della vita e del comportamento, il sistematico azzeramento delle identità culturali, assomigliano non ad un cammino rispettoso verso un’Ue armonica e solidale, certamente necessaria, ma piuttosto verso una dannosa rifondazione che i popoli sentono pesante e arrogante”. Inoltre, ha aggiunto Bagnasco, “ la storia attesta che quando i potenti si concentrano sulla propria sopravvivenza per ambizioni personali e rinunciano alla res publica, è l’ora della decadenza”. Chiarissimo.
Le premesse condivise dai partiti sulla Riforma costituzionale erano: taglio netto dei Deputati e Senatori, riduzione dei relativi privilegi e indennità, semplificazione dei processi normativi. A quali obiettivi risponderebbe la Riforma Boschi-Verdini?
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