“La scelta – Storia di un segreto”, di Melania Mastroianni, penetra nel profondo il mestiere di vivere

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Melania MastrianniMelania Mastroianni, conosciuta per un libro e amicizie comuni, gentilmente, mi ha inviato il suo romanzo d’esordio chiedendo il mio parere. Starò volentieri al patto, senza forzature.

Il libro, “La scelta – Storia di un segreto” (ed. Etabeta), si legge bene. Intanto perché rientra nel genere che preferisco: ego storie, vita reale, molto più intriganti di cervellotiche fiction. Scritto con tecnica narrativa originale, conduce all’ultima pagina senza stancare, anzi, offre continuamente spunti di riflessioni esistenziali. Qualità distintiva tra una lettura buona o mediocre. Avvolgente e confidenziale, permette di assistere a gioie, drammi, controversie nella vita dei protagonisti, mediati dal dolce incalzare della voce narrante femminile. Nonostante che motivi di disagio ci sarebbero.

Basti pensare alla vicenda del segreto – nel sottotitolo -, maturato in contesti siciliani mafiosi, vendicativi e cruenti, pur a distanza di tanto tempo e, aggiungiamo,  per futili motivi (questioni di corna). In ciò, le mafie non si discostano dai torbidi disvalori che albergano nella pancia del nostro paese, in tal senso, squallido e regressivo Ambiente in cui crebbe il protagonista maschile del romanzo. Che, però, rimase indenne, diremmo prodigiosamente, dal malaffare. Anzi, mosso da ideali di giustizia e legalità, finì per vestire la divisa militare in una brillante carriera. Del suo segreto, l’uomo ne fece parte, in età matura, alla donna che oltre al cuore ne aveva conquistato la piena fiducia. Amore maturo che la protagonista sentì come porto sereno: da “donna irrisolta” a persona soddisfatta e felice, padrona del suo destino.

La protagonista svela intimi risvolti. Dagli sbagli e ferite di una gioventù inquieta e amareggiata da incontri sentimentali deludenti; lo stesso che le capitò nel matrimonio, e nella rigida educazione conformista borghese dei genitori napoletani. Famiglia in cui l’anacronismo moralistico si congiungeva alla ferma volontà di imbozzolare la crescita dei figli su binari tristi. Stigmi familiari da cui emanciparsi, per i figli è, in molti casi, fatica di Sisifo.

Il romanzo ha i pregi della narrativa esistenziale: senza finzioni, descrive l’apprendistato del mestiere di vivere. Dove il veliero pian piano recupera la guida sicura del suo nocchiero, spinto, infine, da venti favorevoli. La Scrittrice è lucida nel ripercorrere il viaggio, fatto dai personaggi, nei tormenti e scontenti. Che, poi, sono gli stessi  condivisi da  donne e uomini della generazione post bellica di Melania. Generazione calata in mutamenti radicali, che pur prodighi di novità positive (socioeconomiche, culturali, di costume), spesso, hanno travolto i meno attrezzati ai cambiamenti.

La mia preferenza per questa letteratura deriva dall’efficacia nel descrivere la realtà. Certo è che il romanzo veristico espone l’Autore ai rischi di riferimenti autobiografici fin troppo profondi. Come, forse, pare il caso di Melania. Scrittrice schietta, scevra da falsi pudori, che dona al lettore l’occasione di intravederne aspetti reconditi, dando a intendere come lei stessa abbia superato e vinto tante prove. Quasi fosse, il suo romanzo, un invito a emulare la protagonista alla ricerca della felicità. Quantomeno dispensa fiducia nella vita, a volersi bene, dimostrando che l’amore non ha età, ed è lecito per ciascuno sperare, sempre, in svolte gratificanti al proprio destino.

La narrazione di Melania, di impronta femminile, supera i canoni letterari in cui le scrittrici si adeguano agli schemi classici del romanzo, storicamente, affinati dagli uomini. Non si tratta di femminismo letterario, bensì di forma espositiva moderna, apprezzata e dibattuta anche in recenti festival letterari. Anche per queste qualità, il romanzo di Melania merita di essere letto.

fabilli1952@gmail.com

 

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