IL RUOLO DELLE DONNE nell’attuale cambiamento politico

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Non è certo soltanto questione di genere a determinare cambi di marcia in politica, specie quando i compiti assegnati son di perseguire danni al paese, e, aggiungiamo pure, al proprio partito, com’è stato ad esempio il caso della ministra Boschi, sulla vicenda della banche o sulla riforma costituzionale nell’asse Napolitano – Verdini. Qui infatti alla base dei compiti assegnati c’erano disegni politici ben precisi: l’obiettivo del Partito della Nazione e fregarsene dei risparmiatori a vantaggio delle banche… Però nei casi in cui si tratta di realizzare idee e investire proprie energie intellettuali e fisiche, le donne stanno dimostrando una marcia in più, anche di fronte a missioni all’apparenza impossibili, come governare città dai bilanci, e non solo, disastrati, come nel caso di Roma e Torino. Gli elettori più facilmente accordano la fiducia alle donne. Che non si presentano come salvatrici della patria o persone sole al comando, ma capaci di innescare circuiti virtuosi di partecipazione e di discussioni nel merito dei problemi, ottenendo la fiducia degli elettori sempre meno portati alla credulità partigiana, mentre invece son convinti più dalle qualità umane.

Bisogna pur aggiungere che alle donne che arrivano a ruoli di leadership senza particolari “protezioni” vengono richiesti impegno e qualità di gran lunga superiori a quelli dei maschi. Così in politica come nel lavoro. Senza dimenticare la positiva esperienza da tanto tempo in essere nei paesi del nord Europa, dove si trova una gran quantità di positive esperienze femminili a capo dei Comuni, delle Regioni, o degli Stati.

Aggiungerei pure un’altra differenza, nell’attuale agone politico, tra chi vuol raggiungere i propri obiettivi attraverso prove muscolari (Renzi e Salvini, pur nelle loro diversità) tipica di atteggiamenti maschili, e chi invece si spende nell’uso del convincimento e delle buone relazioni coi cittadini e, in questo, mi pare che le donne si siano dimostrate molto più capaci, pensiamo, a Roma, alla Raggi in un campo e alla Meloni in campo avverso.

Non sta a me riconoscerlo che traversiamo un momento difficile, di grandi problemi occupazionali, migratori, economici (aumento delle povertà), finanziari (il dubbio che i soldi in banca possano d’improvviso volatilizzare), mundialismi (qui l’elenco sarebbe lunghissimo: dalle guerre con le bombe, alle guerre commerciali, alle dislocazioni produttive, agli inquinamenti d’ogni genere: alimentari, atmosferici, terrestri…; alla depredazione di territori e materie prime da parte delle multinazionali e via discorrendo). In tal contesto, le elezioni comunali, pur nella sua contenuta rilevanza, hanno dato anch’esse segnali della inquietudine che pervade i cittadini italiani, alla ricerca di nuovo personale politico, più concreto, meno avulso dai problemi reali di una comunità, piccola o grande che sia. Spero che di tutto ciò la politica qualcosa abbia capito, anche se non ne son tanto convinto, perché, dalle prime reazioni, mi pare si seguiti la solita solfa. Invece sarebbe proprio il caso di “ridare un’anima” alla politica d’ogni parte, sull’esempio che ho portato delle donne. Scomparse o quasi le identità “ideologiche”, si dia mano a un nuovo modo di cercare il consenso politico: su obiettivi chiari e comprensibili alla gente, avvalendosi di analisi serie sui contesti e sugli interessi in ballo da difendere e perseguire. Se poi saranno ricette di destra, sinistra, centro, non mi pare più tanto il caso di accapigliarsi, mentre è fondamentale far chiarezza sugli interessi che stiano realmente a cuore a questa o quella forza politica. Questo mi pare il miglior modo con cui rispettare un mandato politico e i cittadini che lo sostengono. Oggi non mi pare che sia così. Vedo una gran confusione. Nata col primo governo Letta, proseguita e accentuata da Renzi, dando luogo a un minestrone politico in cui non si capisce più niente. Il PD, andato alle elezioni con un’alleanza di sinistra, fa il governo con il centrodestra, che a sua volta si spacca…poi si ricompone qua e là alle elezioni regionali…fino al “trapianto” di Verdini in maggioranza…ma non era il Tigellino di Berlusconi? Bah.

Certi militanti di sinistra – oltre a sentirsi messi con le spalle al muro dalle politiche di Renzi antipopolari e “riformatrici” di dubbia natura di sinistra, su cui però son sempre pronti a sospendere il giudizio in attesa di tempi più opportuni (quali?) – pretendono, con accanimento, di far le bucce al Movimento 5 stelle, aggregandosi al coro mediatico pressoché unanime che non aspetta che i loro scivoloni, che ci sono, ma d’una rilevanza oserei dire simili alla parabola di chi vede la pagliuzza degli altri e non la propria trave sull’occhio…e, comunque sia, si tratta di un esperimento politico che non può che far migliore un’aria politica piuttosto ammorbata da scandali, malgoverni, ecc. ecc.

Quando studiavo scienze organizzative, veniva insegnato che ogni azienda dovrebbe pagare bene il problematico, che è una risorsa positiva per l’azienda. Traslitterando l’esempio in politica, quante cose proposte dal M5s sarebbero utili al paese? e non si fanno con le scuse più varie, contrastando le proposte non nel merito ma sbeffeggiandole come folcloristiche o insostenibili… Dalla legge sulla prescrizione, al taglio delle indennità parlamentari e dirigenziali, alla riduzione delle pensioni d’oro, al credito per le piccole imprese, alla riduzione del numero dei parlamentari…in tutto ciò non vedo richieste di sangue, caso mai un processo di ottimizzazione delle risorse disponibili, facendo un po’ di giustizia tra i pensionati al minimo e i disoccupati, avviando buone pratiche amministrative contro sprechi e malversazioni… Insomma, che il sistema politico così com’è stato fino ad oggi non è più sostenibile, mi pare sia riconosciuto da tutti. E non bastano più i pannicelli caldi del taglio delle Province, creando non risparmi ma confusione e accumulo nelle Regioni di competenze gestite da Nord a Sud del paese in pochi casi virtuosamente, ma nella gran parte in modo dispersivo di risorse e soprattutto inefficaci…di sicuro in contrato col principio costituzionale della sussidiarietà. Che prevede l’attribuzione delle competenze statali sul territorio all’ente più vicino ai cittadini, che non è certo la Regione.

Perciò faccio, prima di tutti a me stesso, un invito a dar fiducia anche in politica alle donne. Qui non si tratta di quote rosa, dentro cui entrerebbero di sicuro persone allineate e coperte, ma di premiare finalmente capacità e merito, merce rara e preziosa.

www.Ferrucciofabilli.it

 

 

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