IL FUTURO E’ NEL NOSTRO PASSATO – Frammenti di saggezza antica per un nuovo umanesimo, di Fiorella Casucci Camerini

postato in: Senza categoria | 0

casucci fiorePer paradosso, definirei il libro di Fiorella un testo preparatorio alla vita. Pur nella necessaria genericità, titolo e sottotitolo ne svelano i contenuti: una rilettura di frammenti scelti (un centinaio) tra i migliori autori dell’antichità greco-romana, rilettura svolta però in maniera originale rispetto ad altre antologie. Innanzi tutto é di facile lettura: a ogni frammento (parola o frase) è anteposto uno slogan, sintesi papale papale d’un concetto (moda invalsa anche nei social network), trattato in meno d’una cartella dattiloscritta; il che consente al lettore di mantenersi concentrato, apprezzando rinvii letterari (pregevoli, raffinati ed efficaci) e digressioni dell’Autrice. Testo concepito per provocare il piacere della lettura e una sorta di intimo dialogo-meditazione sul vissuto o sulle idee del lettore riguardo gli argomenti trattati. Inoltre, è da sottolinearne l’attualità, o meglio l’utilità pratica d’un libro che mette di fronte a temi fondamentali: l’amore, la morte, gli affetti, i sogni, l’amicizia, la poesia, la natura, la sofferenza, la cattiveria e la bontà, l’universo, la natura umana, la politica, il tempo della vita, la conoscenza, la guerra, l’onore, l’odio, il divino, il corpo, la sorte, la noia, la democrazia, i miti, la scrittura, la parola, le lettere dell’alfabeto, la responsabilità, ecc. ecc.; l’elenco è lungo, ma incompleto, tuttavia sufficiente a dimostrare il coraggio dell’Autrice che non scansa temi anche spinosi. Altra peculiarità di Fiorella è come affronta gli argomenti. Da docente di materie classiche, com’è stata per quaranta anni? Anche. Se pure non di quelle palloccolose, a cui interessa solo fissare nozioni, categorie, date, autori, … Fiorella va al nocciolo delle questioni, usando un enorme sapere con leggerezza, donando al lettore anche sue personali riflessioni e persino esprimendo sentimenti. Operazione culturale non fine a se stessa, ma coerente con l’obiettivo dichiarato nel titolo del libro: dimostrare che il nostro futuro è (gran parte) iscritto nel nostro passato. Quindi, Fiorella è innanzi tutto una lettrice, dotata d’una invidiabile vastità di conoscenze classiche, in grado di esporre le sue idee in un confronto alla pari con autori del passato. Così come collega tra loro, sullo stesso argomento, autorevoli personaggi del pensiero umano. Un po’ come l’ape che cerca il nettare migliore volando di fiore in fiore, ci consegna una sorta di breviario laico utile a farci compagnia, a consolarci, a stimolarci a viver meglio, ad approfondire… e pure a rassegnarci al destino quando sia inevitabile. Le 140 pagine del libro si possono leggere in tre/quattro pomeriggi, ma non per forza richiedono d’esser bevute d’un fiato, né obbligano a una lettura sistematica. Volendo, si può scorrere il libro scegliendo a piacere gli argomenti dall’indice. E, giunti al termine della lettura, avremo la prova concreta “che ogni progresso della conoscenza è debitore del passato”; come affermava Bernardo di Chartres: “Tutti noi siamo nani sulle spalle dei giganti”. Fiorella non è una classicista parruccona, ma donna che vive intensamente e laicamente usando filtri culturali per star meglio. A dimostrarlo, bastano pochi esempi tratti dal libro. Come il confronto tra gli splendidi versi di Alcmane e di Lucio Battisti, ambedue impegnati in un volo immaginario. Notturno di Alcmane: “Dormono le cime dei monti e le valli,/ le balze e i burroni/ e le selve e gli animali, quanti ne nutre la nera terra/ le fiere montane e la stirpe delle api/ e i mostri negli abissi del mare purpureo;/ dormono le schiere degli uccelli dalle ali spiegate”. A cui fa eco Battisti: “ Come può uno scoglio/ arginare il mare/ anche se non voglio/ torno già a volare./ Le distese azzurre/ e le verdi terre/ le discese ardite/ e le risalite/ su nel cielo aperto/ e poi giù il deserto/ e poi ancora in alto/ con un grande salto./ Dove vai quando poi resti sola/ senza ali tu lo sai non si vola…(Io vorrei…non vorrei…ma se vuoi…)” Fiorella spiega i motivi di tale accostamento, che invito a leggere nel coinvolgente libro (forse l’autore del testo non è Battisti, ma Mogol… ciò è ininfluente sul nostro ragionamento). Sempre riferita ai poeti, Fiorella mette, sotto il titolo Un rivoluzionario programma di vita, la poesia La cosa più bella di Saffo: “Alcuni una schiera di cavalieri, altri di fanti, / altri di navi dicono che sulla nera terra/ sia la cosa più bella, io ciò che/ uno ama…” a cui segue un commento non paludato, accentuando l’impronta rivoluzionaria della poetessa in un mondo fermamente maschilista: “Programma di vita e di poesia è per Saffo l’amore. L’ode inizia in modo deciso, contrapponendo la concezione di vita degli altri alla sua. Questi altri, ben individuati, sono gli uomini, perché il maschilismo già dominava nella vita pubblica e sociale, oltre che nella poesia, che era fino ad allora sostanzialmente omerica”. Stessa discriminazione di genere, Fiorella, l’imputa alla democrazia ateniese. Pur nata sotto buone intenzioni (…è chiamata democrazia perché amministrata non per pochi, ma per la maggioranza…, scriveva Tucidide nelle Storie ), ma ancor oggi incerta nel suo inverarsi, dopo venticinque secoli dalla sua teorizzazione, e, fin dagli inizi, ricettacolo di corruzione, demagogia, cattivo governo, descritti da Luciano Canfora ne Il mondo di Atene. A quei vizi, della imperfetta democrazia ateniese, Fiorella aggiunge: “la schiavitù, la condizione della donna e, non ultimo, l’imperialismo ateniese esercitato nei confronti degli alleati della lega delio-attica, collegato con la necessità storico-politica di esportare la libertà e la democrazia all’esterno!” Perbacco! certi corsi e ricorsi storici sono impressionanti se accostati anche ad altre riflessioni sulla democrazia, l’imperialismo, il potere dei tiranni,… gli effetti del Potere nei destini di una comunità, o in una persona singola… argomenti trattati da Fiorella con chiarezza, avendo attinto a sorgenti preziose – nella loro perenne scansione di fonti rare a noi pervenute – in Erodoto, Tucidide, Sofocle, Euripide, Seneca, Marco Aurelio, Livio, Polibio, Plutarco, Tacito,…
Tra le epigrafi memorabili scelte, vado a segnalarne alcune allusive della condizione umana, prese da Fiorella a sostegno del suo obiettivo: “il futuro è nel nostro passato”, quando ci propone: “La vita degli uomini mi sembra simile ad un lungo corteo e la Fortuna guida la processione e dispone ogni cosa, applicando le maschere, diverse e varie, ai partecipanti…” e come alla fine di ogni rappresentazione teatrale “ciascuno si toglie la veste, depone la maschera insieme al corpo, e torna ad essere com’era prima, non differendo per nulla dal vicino” (Luciano, Menippo, 16). Finchè si è in marcia, grazie alla mutevole Fortuna, i ruoli possono invertirsi da re a schiavo e viceversa, sotto quel non so che di grottesco e bizzarro datoci dalla maschera di cui ci copriamo, ma finito lo spettacolo della vita la morte livella, riconducendo “tutto a uno stato di pre-esistenza: come se la vita fosse un puntino insignificante schiacciato tra il prima e il dopo, entrambi immersi nella loro eternità” spiega Fiorella, ai duri di comprendonio. E, in virtù del suo elegante sapere, ci regala pure un proverbio aborigeno australiano: “Siamo tutti dei visitatori di questo tempo e di questo luogo. Noi non facciamo altro che attraversarli. Il nostro compito qui è di osservare, imparare, crescere e amare. Dopo di che torneremo a casa”, intendendo qui la morte come ritorno a casa. Meglio sarebbe senza ritorno indietro, come, invece, in antico si riteneva possibile nel mito di Er – descritto nella Repubblica di Platone – in cui gli “esseri, destinati alla trasmigrazione, paragonati a stelle cadenti, che cadono in su, invece che in giù da questo non luogo, dove giungono le anime dei defunti per essere giudicate. E la speranza della rinascita, di una prova d’appello, di più vite da vivere finisce, al contrario, per diventare angoscia: la paura di morire che si trasforma in paura di non morire mai”. Il mito di Er è meraviglioso, scrive Fiorella, aggiungendo però il suo interrogativo, ma “Chi vuol vivere per sempre? Wo Wants to Live Forever?” come secoli più tardi canteranno i Qeens. A superare la paura dell’eterno ritorno ci sovviene Lucrezio, nel De Rerum Natura: “Nulla, dunque, per noi è la morte e non ci riguarda affatto, dal momento che la natura dell’anima è ritenuta mortale”, cioè: “quando ci siamo noi, non c’è la morte, quando c’è la morte, allora non ci siamo più noi”. Non ci resta perciò che seguire il consiglio: “il sommo bene consiste nel vivere secondo natura”, sostiene Fiorella parafrasando Seneca (De otio): “La natura ci ha dato un ingegno desideroso di conoscenza e conscia della propria abilità e bellezza, ci ha generato spettatori di tante meraviglie, perché perderebbe il frutto del suo operato, se mostrasse opere così grandi e splendide…al deserto.” E così via procedendo… la lettura del libro di Fiorella Casucci Camerini, trasportandoci nel pensiero del passato, è capace di soddisfare gran parte degli interrogativi postici dal nostro presente. Risposta implicita a quanti, dubitando sull’utilità del sapere classico nelle scuole, vorrebbero togliergli spazio!
www.ferrucciofabilli.it

Condividi!