Il dialetto di Tuoro sul Trasimeno entra nel Vocabolario di Giuseppe Zucchini

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L’impiego per tanti anni in uffici pubblici a Machiavelli ispirò Il Principe, classico della scienza politica, a Dante Alighieri la Divina Commedia, così come sarebbe lunga la lista di autori che, approfittando di quel particolare osservatorio, han raccontato la propria gente e il proprio territorio nelle espressioni e nei modi del tempo. Sebbene nel trasformare l’esperienza in narrazione compiuta e significante – e non chiacchiere dozzinali – è necessario talento, dimostrato da Giuseppe Zucchini (quasi quarant’anni impiegato nel Comune di nascita) scrivendo il Vocabolario del dialetto di Tuoro sul Trasimeno, Lombardi Editori. Che si aggiunge al migliaio di certosini lavori simili svolti nel nostro stivale, nell’intento meritevole di fissare su carta forme lessicali tipiche d’un luogo e d’un tempo storico, prima che scompaiano o evolvano (oggi in fretta) in altri linguaggi omologanti grazie ai computer, smartfone e televisione. Del migliaio di autori benemeriti ricordiamo don Sante Felici per il Vocabolario cortonese (1985) probabile spunto per Giuseppe Zucchini.
Diversamente dai dizionari della lingua nazionale, consultabili a scopo istruttivo e/o per l’uso corretto delle parole in un testo o discorso, il vocabolario dialettale è l’esplorazione nella vita, nelle relazioni umane, nella storia e tradizioni d’una porzione di territorio in cui le persone hanno un loro tipico modo di esprimersi, usando parole, gesti e mimica. Modi espressivi dei quali però possiamo trascrivere solo le parole. Delle quali sappiamo la forza: le parole sono più taglienti d’una spada! Pronunciate anche nel lessico dialettale, anzi, capita frequente attingere al dialetto quando si vuol metter enfasi su certi sentimenti: scherzosi, affettuosi, spregiativi…
Nel libro di Zucchini diverte scorrere, anche a casaccio, le centinaia di lemmi codificati ed esemplificati, trasformati in un’infinita narrazione in vernacolo di vissuto quotidiano. Prendiamo ad esempio: “Badarellàsse,- v. rifless: divertirsi, trastullarsi; movete, n te badarellè ‘muoviti, non ti trastullare’” sembra quasi che l’amico Beppe mi stia spiando, vedendomi preso dal suo spassoso e intelligente lavoro, e cerchi di darmi una pénta per completare questa recensione. “Pénta – peténza (arcaico) s.f.: spinta; con na pénta l ha fatto scollè ‘con una spinta lo ha fatto cadere’ m ha dèto na peténza ‘mi ha dato uno spintone’”. Tante voci del Vocabolario di Zucchini a un cortonese non sono estranee. Anzi, in gran parte sono le stesse usate in territorio cortonese che condivide con Tuoro un lungo confine geografico permeabile a scambi e condivisioni – insieme ai lemmi – di amicizie, affari, e legami parentali. La spiegazione dei processi culturali sottesi al dialetto sono approfonditi nel libro in testi aggiunti a corredo da Antonio Batinti, Ermanno Gambini, Antonello Lamanna, in veste di collaboratori con l’Autore, che qualificano il libro rendendolo strumento scientifico e divulgativo al tempo stesso. Opera aperta a futuri sviluppi, perché – come scrivono – sul linguaggio (di per sé in perpetua mutazione) si fanno continue scoperte che si aggiungono a quanto già si sa, grazie anche a contributi multidisciplinari che arricchiscono gli studi linguistici su quest’area. “Questa zona umbro-toscana ha svolto, durante i diversi periodi storici, un ruolo importante nell’attraversamento bidirezionale da nord a sud e da ovest ad est della penisola, e, come punto di incontro di influenze diverse, ha avuto vicende linguistiche, condizionate da quelle politiche, assai complesse”, scrive Antonio Batinti (docente di Fonetica e Fonologia e di Dialettologia italiana) nel saggio introduttivo. Zona in cui si sono incrociati linguisticamente il perugino, il cortonese, l’aretino, l’alto val tiberino. Così scopro da Batinti che lo “scempiamento pretonico” (non si tratta di azione cruenta su preti grassi) accomuna il toreggiano al cortonese quando le consonanti si scempiano prima dell’accento di parola: acattone per accattone, arosto per arrosto, capèllo per cappèllo,.. e scopro tante altre comuni espressioni dialettali che rendono popolare l’interesse per il Vocabolario del dialetto di Tuoro sul Trasimeno, in quanto travalica l’area geografica indicata nel titolo e ben s’integra col Vocabolario Cortonese di don Sante Felici.
Altre somiglianze, tra cortonese e toreggiano, riguardano la stratificazione sociale, i mestieri praticati e la presenza di cognomi ai primi dell’Ottocento (di cui tratta Ermanno Gambini) per le loro caratteristiche: perduranti a lungo negli stessi luoghi, in cui le persone si conoscevano più per soprannome che per cognome e nome. Zucchini dedica un capitolo all’inventario dei soprannomi (definendolo in corso d’opera) espressioni d’ironia popolare fino al cinismo (“La miglior filosofia consiste nel giudicare il mondo conciliando un gaio sarcasmo con un disprezzo indulgente” – scriveva N. de Chamfort). Zucchini non fa sconti neppure a sé stesso – al quale è stato appioppato il nomignolo di Zeppone – mettendosi in ordine alfabetico con altre decine di paesani che rispondono ai soprannomi di: Bàcama, Bàcara, Bacco, Bachiòrre, Bacìllino, Badièle, Baffìno, Baràcca, Batòcchio, Bélvo, Beppélla, Beppone, Bòmber, Bomba, Bombo, Bringuellone, Brunchìno, Bubi, Buccìno,…
Studi recenti sul lessico linguistico (Alinei, Benozzo, Galloni), nella sua millenaria continuità e variazione, tendono a spostare le origini della lingua a 2 milioni e mezzo fa (epoca dell’Australopiteco) anziché ai 50 mila dell’epoca in cui l’Homo sapiens sapiens colonizzò l’attuale Eurasia, confermandosi fin dal paleolitico, la parola, formidabile strumento fondante della civiltà umana. Parola della cui vitalità Giuseppe Zucchini ne ha fatto rappresentazione puntuale e preziosa, nell’epoca e nel paese in cui è vissuto, codificando e anatomizzando il proprio dialetto a imperitura memoria. Suscitando curiosità nei suoi compaesani intervenuti in massa alla presentazione del Vocabolario riempiendo all’inverosimile il Teatro dell’Accademia, sabato 13 agosto.
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