I dolori dei “giovani” Bassolino, Cofferati, D’Alema… interessano ancora la sinistra?

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Avendo rinunciato all’impegno politico, da una decina d’anni, m’ero proposto di parlare di politica in presenza di vere “novità” o in situazioni dannose per il “popolo”, da romantico d’una sinistra che non c’è più. Astenendomi dal giudicare dibattiti interni ai partiti residuali che in qualche maniera si richiamano alla sinistra,  autoreferenziandosi, perché magari eredi di elettorati, sedi, soldi, quadri dirigenti, simboli, ecc. ecc..

Quando, però, come oggi, sentendo assurgere certa gente a interpreti d’un pensiero politico che sono stati loro stessi ad affossare, ti senti quasi costretto a dir loro: basta! Avete preso, e seguitate a prendere in giro…di quale sinistra parlate?

Non sono Renziano. Conosco un certo modo di comportarsi dei politici alla fiorentina, conosco la loro boria, per non dire altro: più intelligenti, più capaci, ecc. ecc.; oltretutto Renzi è un democristiano di quelli che non mi piacciono, mentre ce n’erano davvero in gamba. Ma, considerando che certi miei amici, compagni di base di lungo corso, ebbero subito simpatia per Renzi, intenzionato a rottamare i soliti noti, volli vedere se fosse riuscito nell’intento; sperando pure che, agendo,facesse pure qualcosa di sinistra.(Non ci credevo tanto, ma ridotti alla canna del gas ci si attacca ad ogni flebile speranza).

Cosa hanno rappresentato i vari Bassolino, Cofferati, D’Alema, Bersani e giù giù tanti altri ex PCI, PDS, DS, PD? Mi limiterò a poche cose, per non annoiare. Innanzi tutto, scomparso Berlinguer, han fatto fuori brutalmente il successore Alessandro Natta, con il classico colpo di palazzo: era “la vecchia politica”, sostituendolo con Achille Occhetto. Al quale fu consentito di cambiare nome al PCI, ma – arrivato in questi giorni ai suoi ottanta anni – ha dichiarato la sua delusione di non aver fatto uscire il nuovo partito a “sinistra”, bensì, conviene lui stesso, fece nascere un’altra cosa… Tuttavia, considerandolo inaffidabile, capace cioè di tentare di riportare a sinistra il neonato PDS, fecero un altro colpo di palazzo, estromettendolo. E, da lì, uscì allo scoperto un duopolio che sarebbe durato diversi anni: D’Alema e Veltroni, benedetti dal grande vecchio Napolitano, vero ideatore e vincitore della partita del “cambiamento”: avendo favorito, con i “miglioristi”, la trasformazione del partito comunista in qualcosa di nuovo e diverso anche dai socialisti, da partito anticapitalista, o comunque critico verso il liberismo, a partito filoamericano, e filo liberista, nel senso più stretto possibile. Dopo aver lui stesso criticato (quanto convinto, non si sa?) sia come si stava affrontando la moneta unica, sia il trattato di Maastricht, che, ieri come oggi, fu ben chiaro: si trattò della capitolazione comunista e socialista europea al neoliberismo, sortendo quegli effetti che oggi sono sotto gli occhi di tutti: milioni di disoccupati in più, riduzione dei diritti nel lavoro, nell’accesso agli studi, alla sicurezza sociale, alla cura della salute, e ingaggiando la lotta ai “privilegi”… dei poveri! In favore della finanza e delle multinazionali e di una burocrazia ottusa che si è dedicata in larga parte a regolamentare come deve essere fatto il formaggio o la cioccolata, non più seguendo tradizioni o inventive artigianali, ma standard industriali (le multinazionali – Nestlé Monsanto ecc. ecc. – ringraziano). Tanto per esemplificarne lungimiranza e vantaggi per consumatori e produttori.

Da Maastricht in poi, chi ha notato la differenza tra sinistra e destra, in Italia ed in Europa? Tanto ché il quesito, s’era ancora possibile parlare di quelle categorie politiche, nei mass media fu trattata come roba non da Novecento, ma come disputa addirittura da Ottocento, da primordi  delle ideologie e della industrializzazione.

Bene. Sugli svantaggi per i cittadini europei non è il caso di soffermarsi, insieme, ovvio, ad alcuni vantaggi che, però, messi sui piatti della bilancia non vedono proprio un equilibrio, ma, come molti economisti ammettono, la comunità europea, così come s’è organizzata, non avrà vita lunga potendo implodere da un momento all’altro (anche per cause esterne, come gli attuali enormi flussi  migratori) e avendo fatto tali e tanti danni, tra cui mettere la Germania al timone…quel che non le era riuscito con ben due guerre mondiali!

Ma torniamo a bomba, sui nostri fenomeni politici che si lagnano di Renzi. Il quale, per loro disgrazia, ne ha presto imparato i trucchi per l’ascesa e il consolidamento al potere. Gli stessi trucchi usati in passato dai sedicenti portatori dei veri ideali di sinistra; ideali dei quali, come dimostrato, non si sono fatti certo paladini, se, pure un commediografo come Nanni Moretti, ebbe a dire: “D’Alema, dì qualcosa di sinistra!” Che gli scappi detta ora, che sente il potere sfuggirgli di mano, mi sembra un po’ tardi, ma, soprattutto ha dell’incredibile. Oggi, infatti, sul Corriere della Sera ha sostenuto che l’elettorato di sinistra si asterrebbe dal voto perché  non si riconosce nel neonato partito della Nazione, e altre affermazioni riguardanti l’arroganza tenuta dai Renziani verso i vecchi dirigenti riconducibili al PCI. Ma non era stato D’Alema stesso, nella famosa commissione Bicamerale, ad avviare con la destra quel che il magistrato milanese Colombo ha definito la realizzazione del progetto della P2 per l’Italia? I suoi successori, nel PD, sembrerebbe non stiano facendo altro che quello…ma di questo lui non parla. Così come, purtroppo, non  affronta i nodi che hanno allontanato, da anni, gli elettori dalla politica.

Un tempo, la sinistra, era abituata ad analizzare certi fenomeni, siccome sta lì il tema dei temi: forse che i motivi principali del disamore verso la politica non andrebbero ricercati nel non aver risolto la questione morale di Berlingueriana memoria? Anzi, la sinistra ha messo tasselli importanti perché la degenerazione politica franasse ancor più, avendo stabilito per i dirigenti pubblici la fedeltà non alla Nazione, come stabilito nella Costituzione, ma la fedeltà a chi in quel momento amministra, con tutto quel che comporta di bieco opportunismo ed inefficienza. Ed è sotto gli occhi di tutti, come l’obiettivo della conquista del potere sia così spesso ridotto a connubi di questioni personali, di affari, di lobbies,… quando il potere non è addirittura obiettivo del malaffare, che, anch’esso, con le piccole o con le grandi organizzazioni criminali, s’intromette nella politica senza pudore. Ecco dove è finita l’eredità Berlingueriana, nel perseguire il suo contrario: la questione immorale.

Perciò, penso, solo quando sentiranno  qualcuno dire cose veramente di “sinistra” (cioè al centro di tutto gli interessi popolari veri, delle persone, possibilmente mirati ad alleviare le sofferenze degli ultimi, sforbiciando privilegi assurdi, non consentiti neppure nei paesi dei nostri partners “occidentali”) gli elettori, forse, potrebbero tornare a interessarsi di politica. Stando così le cose, invece, quei pochi ancora che seguono la politica saranno unicamente attratti dalle idee di qualcosa di nuovo (senza badare troppo ai contenuti) e, solo ad esso, si attaccheranno. Dunque, addio ai vecchi tromboni della politica. Non hanno più chance. Come usava dire un tempo: si sono dati da soli la zappa sui piedi! O anche: chiudono la stalla quando i buoi sono scappati.

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