Enrico Lavagnino, architetto colto dalla sensibilità artigianale

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Lavagnino 1A fine anni Settanta, giovane Ligure, ricercatore universitario di Composizione architettonica (Progettazione), assistente del prof. Paolo Vaccaro, con cui collaborò alla stesura del Piano Particolareggiato del Centro Storico di Cortona, Enrico Lavagnino si sentì “adottato” da Cortona. Senza conoscenze personali, fu “adottato” da alcuni dipendenti comunali, che ricorda con gratitudine: Vittorio Scarabicchi, Carlo Viti, Sergio Scorcucchi (il Pollo), Carlo Crivelli… In effetti, confermerei per esperienza diretta: tra i dipendenti comunali vigeva empatia e collaborazione, pure tra persone di orientamento politico diverso dagli amministratori di sinistra. Enrico mise il suo per farsi accogliere: gioviale, competente senza saccenteria, ben disposto al dialogo e a far brigate goderecce o impegnate in confronti politici. Erano gli anni dei consensi politici a sinistra, a Cortona, e lui si sentiva vicino alle idee dei comunisti.

Il recupero del Centro Storico fu prioritario per l’Amministrazione Comunale, e lo snodo era convincere cittadini e imprese a quella filosofia. Non si seminava nel deserto, già certi operatori il recupero conservativo del patrimonio edilizio lo praticavano. Ricordo tra i più recettivi: l’immobiliare Alunno, e le imprese Carlini, Pantella, Carresi e Magini, c’era da convincere il cittadino comune alle prese col restauro di casa propria. Il Comune dette quel compito gli architetti Vaccaro e Lavagnino, istruttori delle pratiche edilizie nel Centro Storico. Nel confronto, tra tecnici e cittadini, prese campo l’idea che conveniva anche economicamente: gli immobili aumentavano valore di mercato e spesso recuperare costava meno di demolire e ricostruire. Favorire il recupero dei manufatti incentivava lavori artigianali – del legno della pietra della ceramica dei metalli e della muratura – professioni allora molto presenti nel Cortonese. Crescendo il favore verso i restauri, il Comune proseguì nel dare esempio. Coinvolto nei nuovi progetti, Lavagnino scelse di lasciare impegni universitari dedicandosi  a tempo pieno agli incarichi comunali. (Negli anni 2000 riprese docenze universitarie a Cesena e Bologna, nel comune riferimento ai suoi studi universitari di Tipologia Edilizia, facenti capo alle nuove metodologie di Saverio Muratori e della sua scuola). Si aprì per lui un’esperienza di cui è fiero, facendogli fare, oggi, un bilancio positivo della sua carriera professionale, legata intimamente alla storia Cortonese. In un ciclo forse irripetibile per quantità e qualità di interventi pubblici, favoriti dal Comune – che fui onorato di guidare da sindaco – ch’ebbe disponibilità finanziarie copiose quanto mai prima. (Ricordo la consegna che ci demmo: nel perseguire obiettivi bisogna avere  “sogni” e gettarcisi, strada facendo arriveranno i finanziamenti… che arrivarono).

A ripercorrere quei momenti topici per Cortona, basta scorrere l’elenco sommario dei lavori di recupero e riuso immobiliari progettati e diretti da Lavagnino, da solo o in associazione con altri.

La Caserma dei Carabinieri di via Dardano; il Centro Convegni S. Agostino; Case popolari in via Roma: Palazzo Cinaglia, ex Carceri, Palazzetto Venuti e Arcioni;  altro blocco di Case popolari in via Benedetti; il restauro della Casa di Riposo Sernini; la Casa della Salute a Camucia (finanziata dalla Regione). A cui seguirono in tempi successivi: il restauro e adeguamento a Museo di Palazzo Casali; la nuova Casa di Riposo a Camucia; il Parcheggio dello Spirito Santo; l’apertura della Porta Bifora. Oltre ad altri progetti importanti commissionati a Lavagnino da privati: l’ex monastero di S. Antonio, albergo Il Monastero, e il Residence Il Melone del Sodo.

Quel contatto continuo, nel recupero del patrimonio storico immenso e irripetibile, tra Architetto e artigiani arricchì vicendevolmente i mestieri a confronto, tanto da far dire a Lavagnino: “Mi considero un architetto artigiano!”, svelando nostalgie per la sapienza  di artigiani un tempo largamente diffusi e oggi in gran parte scomparsi.

Altro capitolo importante del lavoro, nella sua adesione ai problemi territoriali, fu l’incarico urbanistico di aggiornare il Piano regolatore generale comunale (con gli studi associati dell’architetto Danilo Grifoni) seguito al Piano di recupero del Centro Storico. Nell’uno e nell’altro caso, fu adottato il metodo dell’urbanistica democratica, partecipata dai cittadini coinvolti in decine di incontri pubblici. E di quell’urbanistica se ne può discutere certi esiti concreti, in progetti edilizi non sempre felici dal punto di vista estetico, ma quelle previsioni di piano ebbero validità durature, per decenni, com’è giusto che sia. “Cose di cui oggi ne sentiamo bisogno: trasparenza, partecipazione popolare, proiezione nei decenni futuri. Tutto invece si discute in segrete stanze. E la qualità degli interventi non può non risentirne: basti vedere il parco pubblico in corso di realizzazione sull’ex campo di calcio della Maialina (assurda colata di cemento), o l’ingolfamento di centri commerciali a ridosso della ex statale 71, a Camucia. Trasgredendo consolidati principi urbanistici: che sconsigliano la creazione di centri commerciali nei centri abitati, preferendo le periferie”. Queste sono state alcune riflessioni espresse da Lavagnino, condivisibili, preoccupato su scelte urbanistiche comunali in gestazione. E, interrogandosi sul futuro, si domanda: “se  per qualificare i fabbisogni futuri del territorio ci siano state, o sono in previsione, consultazioni con le categorie economiche, coi residenti, e con gli stessi stranieri che hanno adottato Cortona come seconda patria?” E ancora, “assodato che a Camucia esiste una vasta area archeologica, risalente a epoca etrusca, non è il caso di circoscrivere quell’area con vincoli di tutela? O s’intende proseguire, come in passato, nella politica dello struzzo?” Per gestire piani di sviluppo economici e residenziali di lungo respiro, senza guastare il buono fatto, sono richieste al Comune alte professionalità e contatti veri con la popolazione. Perchè pensare in grande il futuro non è esclusivo dei detentori pro tempore del potere, ma di tutti.

fabilli1952@gmail.com

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