COLONNE SONORE DELLA NOSTRA VITA PERDONO I LORO INVENTORI

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Paul Kantener, dei Jefferson Airplain, è l’ultimo d’una serie di rocker dopo Lou Reed, David Bowie, un componente degli Eagles, … (si sa giunti a una certa età i motori si spengono)  che, direi quasi a ritmo battente, ci vanno lasciando, dopo averci regalato suggestioni musicali straordinarie ad alta intensità emotiva, fino da adolescenti (parlo della mia generazione post bellica). I più arditi sperimentatori tra loro, vuoi pure sotto effetti allucinogeni, farmaci, alcol o spericolati frequentatori del sesso… hanno introdotto nuovi linguaggi musicali diventati ben presto collanti emozionali  trasversali per l’umanità intera. Sotto forma di musica rock,  blues, country, psichedelica, …e, a proposito degli Jefferson Airplain, loro ne hanno spaziato più generi in lungo e in largo con gran maestria.

Non a caso il fenomeno artistico è stato definito  genericamente Pop, popolare, avendo compiuto il prodigio di combinare, sparigliare, citare, esasperare musica colta e musica da balera, fino a conquistare la pari dignità del Pop con altre creazioni musicali. Di pari passo noi ascoltatori ne abbiamo seguito i ritmi senza distinzioni di genere, razza, ideologia,…  accettando pure argomenti provocatori (a dire il vero, in pochi capivano il senso di tante canzoni cantate soprattutto in inglese), sperimentazioni strumentali e vocalizzi di artisti singoli, più spesso riuniti in complessi, che ci han fatto compagnia nel comune viaggio della vita. Nell’epoca del superamento di molti conformismi e su strade non illuminate più da tante certezze. Diversamente dagli establishment politici, propensi ad assecondare processi condiscendenti a un mondialismo capitalistico cannibale,  il rock ha testimoniato che è possibile un altro mondialismo, di tipo umanitario. Dalla parte dell’uomo angosciato, solo, afflitto da  ingiustizie o dalla mala sorte, pronto a perdersi in  momenti di astrazione da contingenti tensioni esistenziali, vagando su seducenti onde sonore.

In effetti, la musica indicata – diciamo genericamente – come rock, ha comunicato un senso di libertà espressiva prima meno immediatamente tangibile nella musica, mentre nel rock è pure plasticamente visibile nelle danze sfrenate ad essa associate, che rimandano a riti primitivi. Così come la musica rock ha reso consapevolmente partecipi di sentimenti e sensazioni affini mondi e persone lontanissimi…, e così, pur inserita nel business commerciale come qualsiasi altro prodotto consumistico, la musica è stata la colonna sonora della vita di milioni di persone come non era mai accaduto nella dimensione planetaria. Irresistibilmente pervasiva.  Liberatrice di aspirazioni, desideri, sogni, sentimenti… contro tabu, inibizioni, proibizioni, conformismi.

Questa musica  ha dato la stura a nuovi impulsi che  non sono stati  solo il piangere nostalgie o il fantasticare sentieri amorosi o il bearsi nell’estatica bellezza delle armonie… Non a caso, in certi momenti e certi regimi politici, la musica rock pop è stata proibita, perché, liberando la mente, è un potenziale dissolutore di vincoli autoritari d’ogni genere. Come c’è il sospetto che anche in regimi democratici alcuni artisti siano stati fatti fuori precocemente quando divenuti scomodi… magari simulando banali incidenti o eccessi di bigottismo da parte di qualcuno…basti ricordare la morte accidentale di John Lennon (perché venuto in contatto con i Black Panthers?)

Certo, resta sempre l’enorme divario tra aspirazioni individuali e quanto offre la vita, ma almeno la musica è capace di far trascendere – anche solo per pochi attimi – dalla dura realtà. Perciò grazie alla straripante forza creativa della prima fantastica generazione di rockettari!…peace and love!

equador 2014, 1 016

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