ANGELO VITI scienziato distolto dalla politica

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Primi anni Settanta. Nella colonia cortonese presso la Casa dello studente di Perugia. In prevalenza aspiranti medici (dirò solo i cognomi in quanto noti e apprezzati professionisti: Bigazzi, Milli, Lovari, Calzolari, Ruggiu, Nicoletti) che, per gioco, chiamavano Angelo: lo “Scienziato”… titolo non azzardato. In quanto aspirante biologo, quella materia lo stregava, facendogli trascorrere giorni felici nello studio e nelle pratiche di laboratorio, tra cavie, siringhe, provette, pipette, alambicchi… e apparecchi vari. Affascinato dall’insegnante di Fisiologia, il prof. Dolcini, di cui era l’allievo prediletto, e che volentieri avrebbe aperto ad Angelo la strada del dottorato di ricerca. Dolcini era l’iconica rappresentazione dello scienziato da fumetto, anche negli eccessi caricaturali: alto secco allampanato, sigaretta sempre accesa, capelli lunghi radi arruffati, occhi spiritati da amante del “cicchetto”, procedeva in ricerche d’avanguardia determinato come schiacciasassi. (Nell’occasione in cui Angelo m’invitò nel loro laboratorio “Bio-alchemico”, Dolcini stava raccogliendo una discreta quantità di pipistrelli, per studiarne, tra le altre qualità, la tipica sensibilità da radar notturno nelle strutture anatomiche e nei meccanismi fisiologici). Tra Angelo e Dolcini c’era empatia e qualche somiglianza, come la caduta e il diradamento dei capelli che, giorno dopo giorno, ogni ciocca caduta mortificava il giovane… E, su quel difetto, gli amici non persero l’occasione di mettere il dito nella piaga.
Di prima mattina, puntuale come una sveglia, dalla stanza di Angelo risuonava forte in tutta l’ala del collegio la pubblicità: “oh oh oh Orzoro!” era il segnale della prossimità del giornale radio, svelando rumorosamente la curiosità con cui lui seguisse l’attualità, in particolare la politica. Gli studenti burloni non tardarono ad affibbiargli anche quest’altro epiteto: “Orzoro!” che incassava sornione, paziente e un po’ombroso. Da tipo accigliato qual’ era, al primo impatto suscitava un certo timore reverenziale, però, tra amici, era una pasta d’uomo e giocherellone, per quanto lui stesso si divertisse a ribattere agli sfottò, botta su botta, con la stessa moneta ironica.
Durante gli studi liceali, Angelo fu segretario comunale dei giovani comunisti, i figgicciotti e, in quell’ambito, era conosciuto pure col soprannome del “Gamba”, di cui mi sfugge il motivo. Era l’epoca della fioritura di numerosi gruppi politici a destra e a sinistra del suo partito, il PCI. Resa drammatica da eventi terroristici di varia e, in tanti casi, oscura matrice: da destra a sinistra, e dai servizi segreti italiani a quelli stranieri… Anche nella quieta Cortona giunse qualche effetto di quelle vicende torbide: un attentato ferroviario a Terontola, la rocambolesca fuga del neofascista Augusto Cauchi, e l’uccisione del giovane universitario comunista Donello Gorgai. Donello era uscito dalla FGCI durante la segreteria politica del “Gamba”, per aderire al gruppo dei Bordighiani; fioriti (e presto sfioriti) quasi unicamente nel Cortonese. Vicende, di natura diversa tra loro, che riuscirono a turbare l’esuberanza spontanea di certa parte della gioventù, non solo locale, a causa del lungo perdurare di interrogativi irrisolti sulle cause e le responsabilità di numerosi drammatici accadimenti.
Laureato con merito in Biologia, per un attimo, Angelo fu incerto tra due scelte: proseguire la carriera accademica, avendone qualità e opportunità, o impiegarsi presso il Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Preferì quest’ultima chance, che gli consentiva di combinare lavoro e militanza politica. Potendo anche ricoprire cariche amministrative importanti: Assessore alla Sanità in Comune, e Presidente e Consigliere in una delle neonate Unità Sanitarie Locali, la n. 21, Valdichiana Est. Gli impegni politici in quegli anni erano intensi, seguiti alla Riforma Sanitaria che, la prima volta in Italia, rese gratuito e universale l’accesso alle prestazioni sanitarie. E, a seguito della costituzione delle Regioni delegate a queste materie, fu avviato un vasto decentramento amministrativo. Fino a ridursi nel giro di poco tempo – come se si fosse trattato d’un elastico. Angelo era capace di elaborare programmi e strategie sanitarie, sia di adottare provvedimenti innovativi. Rispettoso degli interlocutori, però era uno deciso e schietto. Peculiarità che ripagano solo a lungo andare, visto che al primo impatto son preferiti politici condiscendenti (piacioni) anche se insinceri e incapaci. Tra le numerose iniziative di Angelo, ricordo la diretta assunzione dal Comune della Casa di Riposo Sernini, sottratta a una gestione poco dignitosa verso gli ospiti, e il Regolamento comunale sugli allevamenti suini, per mettere uno stop alla loro proliferazione caotica, e allo sversamento dei liquami animali ovunque capitasse; avviando un processo, non facile, di risanamento ambientale ancor oggi da completare. L’elenco degli interventi di Angelo – determinanti e validi nel tempo – in materia ambientale e sanitaria richiederebbe spazi qui non disponibili. Allo stesso modo ne fu apprezzato il ruolo dirigenziale presso il Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi, che ebbe il tempo di veder trasformato in ARPAT: agenzia toscana di prevenzione ambientale. Preceduto nei ruoli dirigenziali del Laboratorio Provinciale da un altrettanto valoroso cortonese il dottor Emilio Farina, Angelo forse aspirava e meritava maggiori responsabilità, nell’ambito della neonata ARPAT, che non gli furono concesse dalla politica. Fattasi acchiappa tutto. Meno attenta ai meriti professionali e dirigenziali, quanto invece all’appartenenza partitica e alla prossimità ai “cerchi magici” del potere. Anche spinto da tali amarezze, scelse di ritirarsi in pensione, dando spazio alle sue passioni: la bicicletta, i viaggi, le letture, le passeggiate nei boschi sopra i Cappuccini dove c’incontravamo spesso. Poco dopo la pensione, un male terribile l’ha sottratto agli affetti: due figli impegnati con successo negli studi, la bella moglie, gli amici e gli amati cagnoloni; che, scesi dal fuoristrada, scorrazzavano pacifici nei prati rispondendo solleciti al fischio risoluto di Angelo. E’ l’ultima sua immagine che mi resta.
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