EVARISTO BARACCHI POETA E ARTISTA PLASTICO, MI “MANDO’ A SETTEMBRE” A DISEGNO…

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E fece bene. Sfogliando la sua “Raccolta postuma” di poesie – curata da Ivo Camerini – intercalata da leggeri, eleganti e sensuali disegni di nudi femminili, mi rendo conto del disgusto che dovette provare di fronte ai miei schizzi agli esami di terza media!  La prima prova, a giugno, consisteva nel riprodurre un limone, rimandato a settembre, era l’apparentemente più facile bottiglia di vetro; oggetti che il prof. Evaristo m’avrebbe senz’altro tirato in testa, vedendo la pesantezza grafica delle mie riproduzioni. La colpa sarà stata dei lapis poco appuntiti che lasciarono una traccia simile a una bitumatura stradale?!… Eppure il Prof. ci aveva insegnato come scegliere la rugosità giusta della carta: diversa fra il disegno geometrico e  il disegno dal vero, e stessa attenzione avremmo dovuto avere per i lapis: ben appuntiti e appropriati a ciascun tipo di esercizio. Ma no. Non erano state le mie sciatte punte del lapis a sprofondarmi nella sciattezza, mi mancava quel che invece  aveva Evaristo: il tocco artistico e una matura sensibilità poetica anche nelle creazioni grafiche.

La produzione poetica di Evaristo – numericamente contenuta – rappresenta tappe importanti della sua vita, evocando mutevoli sentimenti: affettivi, malinconici, ironici, estetici… al variare dell’età, dei luoghi e delle stagioni. Compresa una piccola serie di poesie in romanesco sulla falsariga di Belli e Trilussa: garbate prese in giro, in prevalenza, rivolte a situazioni o personaggi politici. La facile e gradevole consultazione è favorita dalla meticolosa e amorevole ricerca critica di Ivo Camerini, sollecitato dalla vedova Wilma Alari, compagna d’una vita di Evaristo Baracchi, che ha raccolto e messo a disposizione i fogli sciolti delle rime.

Questo piccolo libro, per chi ha conosciuto Baracchi, ne completa il profilo: massiccio, apparentemente severo, studioso di questioni agricole, impegnato nell’insegnamento e nella gestione della Banca Popolare di Cortona da vice-presidente, dotato di sottile ironia da toscanaccio –  espressa nelle vignette pubblicate in quarant’anni nell’Etruria di Enzo Lucente  – coltivava anche una vena poetica che distillò con parsimonia.

Leggendo e rileggendo le poesie di Baracchi – nella snella e curata pubblicazione dell’Editore Calosci – m’è tornata in mente una saggia considerazione d’un amico cultore di letteratura: “Ad ognuno, per riassumere il proprio senso della vita, si dovrebbero consentire al massimo 180 pagine!” In questo caso, in meno della metà è raccolto la sensibilità estetica e i mutevoli sentimenti d’un uomo in poche e piacevoli rime, accompagnate da una serie di disegni di nudi che rimandano agli affetti materni e alla inesauribile fonte di turbamenti e passioni suscitate dal corpo di una donna.

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