RAIMONDO BISTACCI, “FARFALLINO”, ANIMO POPOLARE, RIVERSO’ NEL “L’ETRURIA” OLTRE MEZZO SECOLO DI CRONACHE E SAGHE

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Entrava  in scena quasi in punta di piedi, dardeggiando uno sguardo inconfondibile. Occhi vispi e intelligenti, dal taglio simile a uno sguardo orientale. Abbracciava l’insieme, cercava i dettagli, si soffermava sul focus, tutto quasi simultaneamente. La prima volta, lo vidi entrare nel presbiterio del Duomo di Cortona a cerimonia già avviata. (Ragazzino partecipavo alle Messe solenni nel coro delle voci bianche). Qualcuno più grande mi disse che anche lui era stato seminarista.  Si soffermò giusto il tempo per mandare a mente quel che gli interessava, dileguandosi poi furtivo com’era entrato. Era Raimondo Bistacci, cronista cittadino.

Piccolo di statura, calvo, elegante, mezzo sigaro Toscano tra le dita, indossava il farfallino. Da qui il soprannome. A cui teneva talmente da intitolarci una rubrica, “Farfallino in giro per il territorio cortonese”, e usarlo come firma sotto certi articoli.

Ancora giovane, aveva ereditato il periodico “L’Etruria”, unico superstite cortonese di “altri 16 giornali che oggi dormono il sonno della morte”, scrisse spegnendo le 78 candeline di compleanno del “suo giornale”, nell’aprile del 1970. Mentre lui ne compiva 81. Mirabile a dirsi, anche quel numero celebrativo aveva lo stesso slancio degli anni migliori. Senza eredi, era preoccupato per il futuro della sua creatura a stampa. Della quale era stato Gerente, Direttore, Amministratore e Redattore. Sorta di missionario laico, a tempo pieno, dell’informazione. Avendole dedicato tutto quanto era nelle sue disponibilità: soldi, tempo, affetti… Una vita – all’apparenza – grama, passata dietro al vecchio torchio, ai caratteri di piombo sciolti (i Bodoni) elegantissimi ma consunti, e a racimolar soldi (spesso scarsi) per l’acquisto della carta. Che, però,  gli aveva reso popolarità e simpatie, anche fuori dal cortonese e pure in ambienti colti. Gli avevano fatto visita Benedetto Croce, Curzio Malaparte, Enzo Tortora, e – anche per merito del critico letterario Pietro Pancrazi – numerosi altri intellettuali. Scrissero di lui e del suo periodico: L’Università P. di Innsbruck, L’Alto Adige, Il Globo, Il Mattino, Anna Bella, La Nazione di Firenze, L’Avanti, Il Giornale d’Italia, e in Borghi e città d’Italia, edito da Pizzi di Milano. Così come si compiaceva di aver partecipato alla trasmissione televisiva  “Campanile Sera”, durante la quale “parlando di incaciatine di neve e di etimologie etrusche relative al verso fatto dai contadini per chiamare le galline è riuscito a tappar la bocca a Bongiorno, Tortora e Tagliani [conduttori della trasmissione. N.d.R.] per buoni dieci minuti. Impresa epica della quale potrà andare più orgoglioso delle visite domiciliari di Benedetto Croce e Curzio Malaparte”.

Non si capirebbero i motivi di tanta attenzione mediatica su Farfallino e la sua creatura “L’Etruria” senza prenderne in mano una copia. Certo, è sufficiente un numero qualsiasi di quello che lui chiamava il suo “giornale”.

Tecnicamente era un periodico, non un quotidiano, ciononostante non gli sfuggivano gli eventi principali della città e del territorio, fino alle minuzie: del prezzo al quintale dei “lattoni, figli di troia” al mercato di Camucia; o “una perturbazione nel 16 marzo, vento freddo e nevischio fece rincasare gli abitanti e in Ruga Piana nn se vedde un annema chiué en duelle”. Ecco uno dei “trucchi” di Farfallino, raccontare il fatto e farci una risata sopra. Anche negli eventi più paludati, con pochi riguardi. Neppure di se stesso: “Anch’io finirò all’inferno per somarite cronica e non credo più a niente”, scrisse, in risposta nella disputa giornalistica con don Benedetto Magi – al tempo suo interlocutore, spesso polemico, quale direttore del settimanale locale clericale “La Voce” -, a proposito dell’installazione in Fortezza di un ascensore, per Farfallino troppo costoso (quattro milioni di lire) e utile solo a ciccioni che mai sarebbero saliti nel fortino, mentre sarebbe stato utile ripararne il tetto pericolante. Insomma, la sua prosa era chiara, libera, di un realismo immediato, spesso ridanciano, nei momenti e luoghi più disparati, mescolando il linguaggio colto con il dialetto. Come ad esempio in: “ Freddo e tempo perturbato lunedì 13 aprile. L’ucieglie han ringuatto i piea sotto l’èglie come de genèo. Le piante de biancospino e lillà nn fiurischeno ma manco”. A modo suo, poetico. E anche pettegolo, lui stesso diffusore di malignità, partecipava ad allegre combriccole, citando autori salaci della Cortona del passato, burlando scriveva verità. Come una maschera. Anche questo fu “Farfallino” per Cortona. Rappresentazione di un umore critico, ma allegro, da cortonino medio. Spesso scontento. Anche se a quel carattere lui aggiungeva una volontà determinata a migliorare le cose che non andavano. Contrario alle lagne inoperose. Capace, in piena estate, di rinfrescare a colpi di innaffiatoio le numerose pianticelle appena interrate al Parterre, sostituendosi alla poltroneria dei dipendenti comunali.

Cattolico (“né prete, né bizzoco”), rispettoso dei culti e delle tradizioni, fine politico, moderato, partigiano senza pregiudizi, riuscì a districarsi con il giornale nelle tormente censorie fasciste (come rammentò addirittura in un necrologio: “verso il 1930, quando un gruppetto di facinorosi fascisti dettero l’assalto a questo giornale per fascistizzarlo o sopprimerlo, il dottor Tito Ricci presso il Questore e il Prefetto si interpose validamente perché ciò non avvenisse”); e, nel turbolento secondo dopoguerra, allorché si difese dalle critiche di spalleggiare il sindaco comunista Gino Morelli: dimostrando che era stato un buon amministratore, oltre che stimato artista plastico e pittore. Non a caso, si trattò di due personalità “popolari” che collaborarono al bene di una malmessa Cortona: senza lavoro, spopolata, scarsa di acqua potabile, ecc. Farfallino sostenne – non rinunciando al personale punto di vista – ogni azione, da qualunque parte ideata, tesa a migliorare le condizioni della gente e della Città.

www,ferrucciofabilli.it

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3 risposte

  1. Lorenzo Giuliarini

    Articolo semplice ma completo sulla descrizione della personalità
    Era effettivamente così
    Quelli della mia età
    Lo ricordano con tanta nostalgia

  2. Ferruccio

    Ciao Lorenzo. Ho incontrato di sfuggita Farfallino. Ma leggendo la sua creatura L’ETRURIA, lo ritengo uno dei più originali intellettuali del Novecento cortonese di livello nazionale. Se avrò tempo e energie sufficienti, vorrei provare quel che affermo recuperando tra i suoi scritti qualcosa che racconti la sua originale grandezza. Cordialità, Ferruccio