«Negli  anni  Sessanta  e  Settanta  del  Novecento,  di  frequente  (verso  le  quattro,  le cinque di mattina), si sentiva una voce sotto le finestre di casa: “Nando!”. Veloce, ancora in mutande, Nando si affacciava rassicurante: “Vengo subito, sor padrone!”…» (p. 15). L’incipit affabulatorio,  con  il  ricordo,  simpatico  ma  amaro,  del  babbo,  ci  richiama  una conoscenza  profonda  da  parte  dell’autore  –  per  esperienze  vissute  e  memoria  familiare – di quel peculiare mondo contadino della Toscana sudorientale, a ridosso dell’Umbria, fatto oggetto di minuziosa indagine storica, sociale e antropologica. Un pregio questo se si  pensa  alle  raffigurazioni  stereotipate  ed  alle  rappresentazioni  «cittadine»  a  cui  questa tipologia di ambienti e territori è stata spesso sottoposta in epoca contemporanea, perfino nella storiografia. La ricerca, tesi di laurea rimessa in bella copia e pubblicata a distanza di  un  ventennio,  sebbene  supportata  da  una  bibliografia  non  aggiornatissima,  riveste  a tutt’oggi un indubbio valore divulgativo e si caratterizza per la sua originalità di impostazione,  per  l’approccio  multidisciplinare  oltre  che  per  l’uso  rigoroso  e  ragionato  delle fonti.  È  un focus di  ambito  micro regionale  sulla  mezzadria,  istituto  secolare  di  grande impatto che qui viene colto nella sua lunga fase terminale e nella transizione turbolenta verso la incombente società fordista. La questione su cui Fabilli incentra il suo ragionamento attiene ai «lasciti» (ossia gli orizzonti mentali, le culture del lavoro, gli stili di vita, la solidarietà, la parsimonia, l’adattamento, l’appartenenza familiare, ecc.) di quel mondo, così lontano ma così presente, nell’area ancora più vasta dell’Italia centrale. E, indubbiamente si riscontrano forti elementi di similitudine nei processi sociopolitici, culturali e amministrativi che hanno segnato lo sviluppo di quelle aree nel secondo ’900. Il volume è di facile lettura e, per la ricchezza dei documenti che vi sono riprodotti, si presta anche a un uso didattico. Dopo un’introduzione dedicata alla famiglia contadina quale soggetto territoriale «propulsore» nel periodo postbellico, la prima parte si dipana fra excursus storici preunitari, analisi del rapporto mezzadrile nei contratti colonici toscani e aretini con particolare attenzione alla struttura del cosiddetto «armonioso ordinamento», lettura su stratificazione e condizioni sociali nel territorio di Cortona attraverso le ricche fonti degli archivi parrocchiali. La seconda parte è una didascalica digressione a carattere generale e informativo  sulle  origini  toscane  e  umbre  della  mezzadria.  La  documentazione  allegata comprende il libretto colonico di una famiglia (1873-1925) e un repertorio fotografico sulla vita contadina locale negli anni ’50: le feste e le fiere, il maiale ammazzato, le rape della Chiana, la mietitura, la battitura (del grano oppure dei fagioli), la fienagione e la coltratura, la vendemmia, la raccolta del tabacco o del granturco…

Sacchetti, Giorgio: Il Mestiere di Storico, 2014, 2, p. 231,
http://recensio.net/r/abab72a793914abfb055143c218c4827

 

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  • Titolo: Chi lavora fa la gobba, chi’n lavora fa la robba
  • Anno di Pubblicazione: 2016
  • Editore: Intermedia Edizioni