Nina Sokolova, la sommozzatrice che tenne aperta “la via della vita” nella Leningrado assediata (corsivo di Petruska)

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NINA SOKOLOVANove maggio 1945, l’armata sovietica  “accettò” la resa incondizionata della  Germania nazista. La seconda guerra mondiale non ha paragoni storici  per quantità di distruzioni e numero di morti: 50 milioni di cui 29 milioni sovietici.

 In un documento della CIA, di qualche anno fa, ancora non ci si spiegava come l’URSS avesse potuto reggere l’urto d’una armata di  9 milioni di soldati sotto il comando tedesco.  Vuol dire che contro il piano Barbarossa, nome in codice dell’invasori, fu combattuto da un popolo intero: uomini, donne, vecchi, giovani. Ciascuno mise le sue competenze per salvare la  Patria e l’Europa dal nazi-fascismo.

Un ruolo fondamentale, che determinò l’esito del conflitto, lo svolsero le donne  in  tutta l’URSS.  L’elenco  dei ruoli  svolti dalle donne in Russia durante il secondo conflitto mondiale riempirebbe pagine su pagine.Un ruolo di primo piano l’ebbe una ragazza, Nina Sokolova, la prima donna sommozzatrice.

 Fu lei a suggerire la costruzione di un oleodotto sul fondo del lago Ladoga, attraverso cui la città di Leningrado, assediata da truppe tedesche e finniche,  avrebbe ricevuto il prezioso combustibile durante il blocco durato dal 8/9/1941 al 27/01/1944. (Oltre trenta mesi di assedio durante i quale la gente moriva di fame come mosche, ridotta a cibarsi persino di cinture di cuoio lessate se non di peggio!). Pur immergendosi ogni giorno prendeva 300 grammi di pane al dì. Decine di migliaia furono i feriti e i morti causati dalla pioggia di bombe e dai colpi di cannone quotidiani.  Un martellamento infernale.

Durante l’assedio, il gruppo Sokolova recuperò 4000 sacchi di grano, mandati nella città affamata.

L’idea geniale  di Nina Sokolova fornì carburante alla città, aiutando a difendere Leningrado e salvare migliaia di cittadini. Oltre 45000 tonnellate di carburante furono trasportate attraverso il l’oleodotto sommerso.

Dopo la fine dell’assedio di Leningrado, Nina Vasilievna ricevette il grado di colonnello-ingegnere,  avendo trascorse centinaia di ore sott’acqua. Dopo guerra, Sokolova si dedicò all’insegnamento.

Tutti noi  dovremmo recuperare il concetto di appartenenza così come lo cantava  Giorgio Gaber.

Petruska

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