Il volume “Carteggio (1930-37) Alfonso Leonetti-Lev Trotsky – Alle origini del Trotskismo italiano e internazionale”, arricchisce il patrimonio della Biblioteca di Cortona. di Segio Angori

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Cover pag 1TROTSKYLa Biblioteca del Comune e dell’Accademia Etrusca di Cortona, insieme ad altre preziose raccolte di documenti di storia contemporanea, conserva il cosiddetto “Fondo Leonetti” costituito  dal carteggio intercorso tra Alfanso Leonetti e Lev Trotskij  nell’arco temporale cha va dal 1930 al 1937, oltre che da un consistente numero di libri appartenuti a questa singolare figura di “marxista rivoluzionario internazionalista”.  Il “fondo” in questione è pervenuto alla Biblioteca ai primi degli anni Ottanta, per un atto di donazione da parte dello stesso Leonetti. Figlio di un umile sarto pugliese, già nell’infanzia ebbe modo di essere testimone delle tribolazioni del  mondo contadino e bracciantile meridionale, per poi incontrare quelle non meno pesanti vissute dagli operai di Torino, città  in cui strinse rapporti di amicizia e di conoscenza con rivoluzionari di diverso orientamento, come Gramsci e Gobetti.

Quelle esperienze incisero fortemente sulla sua formazione e lo indussero ad impegnarsi politicamente; giornalista e pubblicista, fu tra i fondatori del PCI e direttore de  L’Unità, fino a quando nel 1930 venne espulso dal Partito per le sue simpatie trotskiste. Antifascista, fu costretto a riparare in Francia dove, inviso anche agli ex compagni di partito, visse da clandestino anni di grandi ristrettezze economiche. Reintegrato nel PCI nel 1962, previa autocritica, non riuscì mai a vedere completamente risarcite le ferite prodotte dalle dispute che si erano accese più volte in seno ai gruppi dirigenti del Partito, dalle accuse di tradimento degli ideali rivoluzionari che le diverse fazioni e i singoli “rivoluzionari” hanno continuato a lungo  a scambiarsi, dai sospetti che in certi momenti aveva dovuto subire.

Uomo di spicco nella storia del PCI, conobbe Cortona tramite l’amicizia con Umberto Morra, di cui fu ripetutamente ospite nella villa di Metelliano. Gli incontri tra i due, nel secondo dopoguerra, fornirono l’occasione per condividere il ricordo delle esperienze giovanili torinesi, per confermare la fedeltà  di ciascuno di loro ai rispettivi ideali, per esprimere comuni simpatie verso liberi pensatori ma anche per confrontarsi sulle vicende della rivoluzione comunista e sul travaglio della sua evoluzione storica. Fu lo stesso Leonetti, agli inizi degli anni Ottanta, a volere – su sollecitazione di Ferruccio Fabilli, all’epoca Sindaco di Cortona, e di Giustino Gabrielli, capogruppo del PCI in Consiglio comunale – che Cortona custodisse gli scambi epistolari, sopra citati, che danno conto dei suoi rapporti con Trotskij e fu ancora Leonetti a condividere l’idea di affidare tale compito ad un istituto di cultura di solide tradizioni, come la Biblioteca pubblica della nostra Città.

Ciò detto è di tutta evidenza che il carteggio in questione costituisce una preziosa fonte di conoscenza dei fatti relativi ad un periodo cruciale della storia più recente: la corrispondenza intercorsa tra due dei più importanti esponenti della storia del comunismo (Lev Trotski, protagonista di primissimo piano della rivoluzione russa  fino al momento della sua espulsione dal partito perché in contrasto con le idee e i metodi staliniani e Alfonso Leonetti, tra i fondatori  del PCI, sostenitore di una prospettiva internazionalista, anch’egli espulso per aver espresso idee differenti rispetto a quelle gradite a Mosca ) offre l’opportunità di  attingere ad informazioni inedite, a considerazioni, giudizi, confessioni, divergenze, denunce di manovre ed intrighi, sfoghi intimi, e via dicendo, di diretti protagonisti di quelle vicende, in sostanza a “fonti soggettive di primo grado”, assai più ricche e significative degli atti ufficiali cui si affida comunemente la storiografia nell’analizzare e studiare i fatti del passato. E questo non potrà che contribuire ad una più puntuale e veritiera ricostruzione delle vicende del troskismo italiano e internazionale.

Il merito della pubblicazione del carteggio in questione è di Ferruccio Fabilli che, come si è detto, influì non poco nella decisione di Leonetti di donare tale materiale alla Biblioteca di Cortona. Materiale “fragile” (brogliacci scritti a mano, fotocopie, certe in alcuni punti illeggibili o deteriorate), quello su cui si è lavorato, che in molti casi ha richiesto la traduzione dal francese (lingua comune ai rivoluzionari di diversi Paesi) e di questo si sono fatte carico Mirella Malucelli Antonielli e Valeria Checconi, la quale, dando una veste definitiva,  ha riordinato  e ad arricchito di note esplicative un testo che inevitabilmente risulta complesso, se non altro, per i nomi in codice e i sottintesi che caratterizzano la corrispondenza tra persone che temono costantemente di veder intercettati i propri scritti. Ne è venuto fuori un ponderoso volume di oltre 650 pagine, con prefazione di Giorgio Sacchetti, pubblicato da Edizioni Intermedia. Il testo  offre uno spaccato della relazione epistolare intercorsa tra due “rivoluzionari di professione”, che si danno reciprocamente del “lei”, attenti a condividere la stessa terminologia politica e a chiarirne le varianti, che aspettano con trepidazione l’uno la lettera dell’altro per avere un parere, un giudizio, un assenso sulle idee e le iniziative da portare avanti.

La pubblicazione, in sintesi, ci sembra che abbia un doppio merito: consente, per un verso, a quanti coltivano interessi di carattere storico di avvicinarsi alla mole enorme di informazioni contenute negli scambi epistolari “di due profeti disarmati e perdenti che – come annota Fabilli –  non riuscirono a realizzare granché di ciò che s’erano prefissati” ma che furono punto di riferimento per chi, in anni cruciali della storia europea, non si riconosceva nello stalinismo e, dall’altro, offre l’opportunità di valorizzare un aspetto del patrimonio documentario  della Biblioteca che, oltre ad essere conservato con cura, esige anche di essere opportunamente fatto  conoscere. Questo è stato ed è il suo compito fin da quando essa è nata, tre secoli fa, in seno all’Accademia Etrusca: essere un luogo di incontro tra la grande Storia e quella locale, due “storie” (o, se si vuole, due modi di guardare la “storia”) che si intrecciano sempre, assai più di quanto possa apparire a prima vista, entrambe da custodire gelosamente.

Sergio Angori

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