FRANCOIS MITTERRAND, grande statista europeo legato a Cortona  

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A venti anni dalla scomparsa di François Mitterrand è giusto ricordarlo tra i più apprezzati statisti europei e tra i migliori presidenti della Repubblica Francese. Come testimoniarono il consenso popolare, che lo tenne ai vertici politici ben 14 anni; le opere pubbliche meravigliose realizzate a Parigi e in Francia sotto la sua presidenza; e il suo contributo determinante alla costruzione della Europa nuova. A cui gli Stati avrebbero ceduto parti consistenti  della loro sovranità, nella speranza di pace interna e  arricchimento ( economico, sociale, culturale) espandendo  diritti e opportunità. (Anche se oggi siamo ai ripensamenti, per crisi di fiducia: non tanto sulle remote premesse europeiste, quanto sulla loro attuazione pratica).  E sapere che, l’illustre concittadino onorario, tenesse Cortona tra le città italiane più amate, insieme a Firenze e Roma, era gratificante. Affetti, i suoi, estesi a persone, istituzioni, arte e storia locale. Un politico particolare per cultura e determinazione, di cui conservo libri regalati dallo stesso.

A partire dal collage di immagini e articoli di giornale sul 10 maggio 1981, nell’ occasione dei festeggiamenti per la sua prima elezione a Presidente della Repubblica. Ci sono i discorsi tenuti negli anni della militanza socialista, insieme ai saggi che, a ogni uscita, suscitavano discussioni, non solo nella sua area politica e in Francia, ma in tutta Europa. Chi ha buona memoria, nella mia generazione, li ricorderà: “Ma part de verité” [La mia parte di verità], sui controversi rapporti con altri partiti di sinistra, nello sforzo unitario ch’ebbe pure  momentanei successi; fino ad attrarre, al suo partito, dirigenti e militanti comunisti  (affascinati dalla sua leadership). Inoltre, ci sono i suoi obiettivi di governo in : “Ici et maintenant” [Qui e ora], “La paille et le grain” [La paglia e il grano], “L’abeille et l’architecte” [L’ape e l’architetto].

Presagiva l’idea di un’Europa Unita, anche a livello monetario, al fine di impedire che un marco forte riportasse l’Europa a situazioni prebelliche; idea che certi gli hanno rimproverato. L’operazione Euro – a lui successiva –  ha avuto tra gli effetti indesiderati di rafforzare  l’economia tedesca. Ma da Mitterrand ad oggi è passata acqua sotto i ponti, e sarebbe semplicistico addossare alle vecchie generazioni errori successivi, riguardo strategie deleterie per cittadini e imprese. Senza l’intento di scagionarlo da eventuali errori di valutazione (contenuti, ad esempio, nel Trattato di Maastricht). Non ne avrei neppure le competenze. Di sicuro, senza indulgere a nostalgie anacronistiche, era di pasta diversa, più sostanziosa, meno sfuggente di tanti successori. (Non a caso si circondava delle migliori teste pensanti, fronteggiandole alla pari). Come quando, in pubblico, prendendo  per mano il Capo Tedesco, Kohl, sancì la fine di un capitolo tragico nella storia europea, aprendone uno nuovo, improntato alla libertà e alla solidarietà tra popoli.

Sempre dagli scritti, resta il messaggio da molti abiurato o messo in soffitta: la validità dell’idea socialista anche in società avanzate, nelle quali diseguaglianze di opportunità , povertà e disoccupazione sono assillanti, pure in contesti, all’apparenza, opulenti. Con differenze abissali tra chi ha tutto e chi niente. E chi sta in mezzo teme il peggio. Egli credeva – idea comune ai socialisti veri – nella centralità del “controllo dei mezzi di produzione” da parte dello Stato (singolo o associato), non imprenditore (salvo casi particolari, o in produzioni strategiche), ma Stato regolatore. (All’opposto di quanto sta accadendo, da un bel po’, dov’è l’economia a dettare le regole alla politica). D’altronde, alcuni spunti sarebbero già previsti, ad esempio, nella Costituzione Italiana: le imprese perseguano scopi sociali e perciò vanno tutelate. O ragionamenti, sullo stesso tenore, riferiti alla tutela del risparmio, anch’essi  presenti in Costituzione…(Qui però è meglio stendere un velo pietoso, visti i nuovi scenari, per cui, in caso di fallimenti bancari, a pagare saranno i risparmiatori, se pur esclusi dalle decisioni prese dai vertici!). Almeno gli eredi del socialismo – chi per il nome chi per lo schieramento – dovrebbero ricordarne il valore di certi principi nell’azione quotidiana di governo. Mentre desta meraviglia come, all’unisono, espressioni politiche di interessi diversi se non contrapposti assecondino politiche iper-liberiste, come nel caso del sistema bancario. Sarebbe ragionevole aspettarsi, invece, dagli eredi della sinistra la valorizzazione e non la distruzione dell’Europa sociale, proponendone il modello al resto del mondo. Com’era negli intenti di Mitterrand: porre al centro politico la dignità delle persone, non l’asservimento al dio denaro.

Non dimentichiamo il fascino ch’egli esercitò anche al di qua delle Alpi, dove non si stava perseguendo “l’unità della sinistra”. Al contrario. Era in atto, tra comunisti e socialisti, una competizione catastrofica conclusasi nella scomparsa degli uni, i socialisti, e nella trasformazione – per tentativi abborracciati poveri di idee e prospettive – del partito comunista. Tantoché, l’adesione al PSE (coalizione socialista europea) del maggior partito della sinistra italiana è stata fatta per atto d’imperio del segretario del PD, Renzi.  Un ex democristiano!…

Pure una vicenda cortonese illuminò sulla miopia regnante tra i dirigenti del Pci, circa l’idea di una sinistra europea nuova e unita. Allorché Mitterrand invitò al comizio conclusivo della sua campagna elettorale (vincente) una delegazione cortonese (dimostrando garbo per la Città gemellata al suo Comune, Chateau Chinon, sodalizio di cui era stato promotore), ci fu il diktat dell’allora responsabile esteri comunista, Napolitano, che negò il nulla osta alla partecipazione del sindaco: “ per non irritare i comunisti francesi” si disse. Ma costoro non erano in procinto di allearsi con Mitterrand?!… Tale era il disordine in testa a quei dirigenti, mai del tutto superato.

Tuttavia la delegazione cortonese partì, accolta con onore, ospite nello stesso aereo di Mitterrand, al ritorno dal comizio. Di quella spedizione, ricordiamo le battute tra lo Statista francese e Franco Tonelli: “Come va Franco?” “Mica tanto bene!” fu la risposta d’un cortonese desideroso di più flutes di champagne, che non mancarono!

Ricordare i numerosi gesti dell’attenzione personale di Mitterrand  verso  cortonesi sarebbe una lista infinita…fiori in albergo alla figlia del sindaco Petrucci in viaggio di nozze… sempre fiori e le migliori cure per un Assessore cortonese ricoverato in un ospedale parigino…numerose volte gruppi di cortonesi furono ospiti all’Eliseo, in situazioni particolari e in occasione del 14 Luglio… Italo Petrucci, Ferdinando Magini, Franco Tonelli, Tito Barbini, Italo Monacchini, Ilio Pasqui, il sottoscritto, Spartaco Mennini, Emanuela Vesci, Spartaco Veltroni,…  e mi fermo qui, perchè sarebbe impossibile ricordare quanti ebbero più occasioni di incontrarlo e parlarci su fatti personali o sull’attualità. Mitterrand fu generoso di amicizie cordiali! Come non mancarono le sue visite a Cortona, da Sindaco e da Presidente, anche senza impegni particolari. Pure ospite a casa di privati cittadini.

Tra gli ultimi ricordi ho la visita al Museo del Settennato (poi raddoppiato) a Chateau Chinon. Dove sono conservati i doni a Mitterrand, ricevuti da altri Capi di Stato  (abbiamo presente la figura cacina dei governati italiani nei Paesi Arabi, mentre si accapigliavano per un Rolex?!).  Come ricordo il ricevimento all’Eliseo, prima della sua rielezione. Nell’occasione, forse già malato, alla domanda se si fosse ricandidato lasciò nel dubbio…discrezione e modestia erano anch’essi segno di una personalità  che sapeva il fatto suo. Glielo si leggeva nello sguardo. Mentre confidò sorpresa ed emozione  guardando, in TV,  milioni di persone ai funerali di Berlinguer.  E lui stesso era tra i pochi leader capaci di suscitare altrettante manifestazioni di affetto.

E’ vero, non sono sopite le polemiche nei suoi riguardi circa un qualche suo coinvolgimento col governo di Vichy, com’è altrettanto noto il suo impegno nella Resistenza e nella ricostruzione francese postbellica, attestati dalla sua nomina a Ministro, giovanissimo. Tra gli incarichi ebbe il Ministero delle Colonie, altro spunto polemico. Tuttavia bisogna dar atto che la sua lungimiranza lo portò a sposare posizioni sempre vicine ai sentimenti popolari. Sia da artefice nella ricostruzione della Francia democratica, sia nel Partito Socialista, che risollevò da frazionismi inconcludenti. E, riguardo alle ex Colonie, basta andare al Museo del Settennato a Chateau Chinon per vedere la considerazione tributatagli dai Capi di Stato Africani post coloniali. Ciò detto, non escludiamo suoi errori politici (su cui indagheranno gli storici), però statisti di qualità si vedono nella loro evoluzione ideale, e nei successi ottenuti. E Mitterrand ottenne il massimo. Oltretutto, fu soprannominato “Le Florentin”, che non è offensivo per noi italiani. Se, infatti, è esistito un intellettuale che lesse, meglio di tutti, i risvolti della politica più reconditi fu proprio il fiorentino Nicolò Machiavelli, nel “Principe”.

Un ultimo apprezzamento, sulla sua vita privata. C’è un detto: “Cesare si giudica dalla donna che ha accanto”, e la sua sposa, Danielle, fu ammirevole, oltre che buona amica di Cortona. Dai molteplici interessi culturali e politici, affiancando il marito, e dando il proprio sostegno a favore cause di popoli oppressi, fino alla fine dei suoi giorni. Anche attraverso la Fondazione F. Mitterrand. Allo stesso tempo, tollerò i capricci sentimentali di François, accettandone pure il riconoscimento della figlia Mazarine, frutto d’una relazione extraconiugale.

E non tralascerei l’uscita dall’Eliseo di Mitterrand, quando i socialisti avrebbero voluto regalargli un’utilitaria per gli spostamenti, egli la rifiutò. Avrebbe utilizzato i mezzi pubblici come qualunque cittadino. Farci la chiosa è facile, di fronte a sprechi faraonici perpetrati dagli alti papaveri politici italiani, una volta pensionati. Tanto che, da laici, “populisti” e socialisti non pentiti, verrebbe da dire: “Papa Bergoglio ci vorrebbe anche al di qua del Tevere!” a rimettere i piedi per terra agli scialacquatori di Stato. E, forse che, non ridarebbe senso alla politica seguirne gli accalorati e precisi messaggi sociali di questo Papa?!.. che se la ride all’accusa d’esser comunista.

www.ferrucciofabilli.it

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