Daniela Piegai, talento letterario e pittorico dedito alla Fantascienza

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Daniela Piegai 2Daniela Piegai nata a Parma vive a Cortona, dove ha radici familiari. Ricorda con piacere la sua vita nomade in tre continenti e sedici città. Sindaco di Cortona, volli Daniela tra i consiglieri comunali, e lei si sobbarcò l’onere per amor di patria. Onere di lunghe maratone oratorie dei consiglieri, anche notturne, lontane dai suoi interessi principali. Quale la scrittura di Fantascienza, che, a quel tempo, erano poche donne a coltivarla (tanto da essere invitata a un’intervista televisiva, dove si rifiutò di passare al “trucco”!). Finita la parentesi dell’impegno civico (anni 1980-1985), seguii Daniela scrittrice (esordì nel 1978 con Parola di Alieno, seguito da Ballata per Lima, e Il Pianeta del riscatto, nella collana Cosmo), mentre, negli incontri, scambiavamo saluti e impressioni, sempre acute, con Lei e il suo compagno Bruno Frattini. Con cui ha collaborato – già giornalista (Ansa, Paese Sera) – quale formatrice d’impresa, esperta di comunicazione, nella società Icaro. (Delle cui attività innovative, nella prevenzione dei rischi ambientali e nel lavoro, ho scritto ne L’Etruria). Al possesso di tecniche comunicative, che le davano da vivere, Daniela univa doti eccellenti da scrittrice di fantascienza e talentosa pittrice di universi immaginari. Laura Coci e Roberto del Piano la definiscono “grande autrice” nel riproporre al pubblico Il mondo non è nostro (Delos Digital), gran romanzo poco conosciuto, nuovamente in libreria. Laura Coci aveva già scritto “Fantascienza, un genere (femminile). Daniela Piegai”, rivisitazione della carriera dell’Autrice, leggibile anche nel suo profilo Facebook. Da cui si desume che, pur avendo pubblicato racconti e romanzi, ha numerosi altri scritti inediti: “perché ho voglia di scrivere, ma non andare in giro a cercare di pubblicare”. Roberto del Piano e Laura Coci hanno stilato l’elenco, provvisorio, delle opere di Daniela in coda al romanzo Il mondo non è nostro. Decine, tra racconti, romanzi brevi, romanzi, a cui si aggiungano testi poetici, teatrali, saggi, testi storici e di tecniche della comunicazione. (La narrativa è apparsa online su Il lupo della steppa pubblicata anche, pure online, su Ti con zero). Alle radici dell’ispirazione pone il mistero della tortuosità del vivere: all’opposto delle regole geometriche, nelle quali “per percorrere più velocemente la distanza da un punto A a un punto B, si debba per forza tracciare una rigida retta” (Dieci giorni per Lucrezia).  Mentre l’esperienza è segnata da naufragi e perdite: “l’elemento che in percentuale è più abbondante […] non è l’azoto, è il dolore. Se esistessero rilevatori del dolore sarebbero sempre sovraccarichi” (Fai che la morte ci colga vivo).  L’impulso della Piegai è “vivere più vite: in parte cadendo dentro racconti e romanzi, e in parte cercando di vivere più lati e sfaccettature possibili, in più luoghi”, convinta “che la vita sia un’occasione splendida (il che depone a favore di un sostanziale ottimismo della razza umana di cui faccio parte), e consapevole che il tempo che ci tocca è disperatamente limitato, ho cercato di vivere più vite”. Daniela pittrice – nell’esplosione di colori in paesaggi fantastici – propende all’ottimismo, nel desiderio di vivere più mondi, mentre nel romanzo Ballata per Lima /Il pianeta del riscatto – riletto di fresco – c’è la “tortuosità del vivere” e tanto “dolore”. L’universo artistico della Piegai assume tante sfaccettature in toni decisi. Nel romanzo suddetto, il lettore si ritrova calato in incubi cupi, oppressivi, d’acchito, senza briciole di speranza; nella pittura, invece – altra faccia della sua medaglia creativa, pur sempre in situazioni surreali -, l’animo si distende in volo in mondi caldi, rassicuranti, bonariamente ironici, sopra tetti di case allegre, o in cieli stellati trasportati da palloncini colorati, mongolfiere, vascelli fantasma, ali di gufo… A conferma di come, l’imprinting giovanile della fantascienza, Daniela riesca a declinarlo in poetiche suggestive. Furono proprio letture liceali nei libri della collana Urania – acquistati nella bancarella antistante la scuola – a farla innamorare della potenza liberatoria creativa consentita dalla fantascienza. Dove tutto è possibile e consentito, e niente è improbabile. E dove i personaggi letterari coprono ampi spettri di caratteri, pur calati in mondi futuri di fantasia, mantenendo sentimenti a noi contemporanei. Non rinunciando, Daniela, a calare, in quei mondi assurdi, giudizi politici sulla brutalità del potere se sfugge al controllo della società umana. Come in Ballata per Lima, dove la “Macchina” – addestrata da occulti Nuovi ordinatori dell’universo – ha il potere di spegnere sogni e volontà umane, creando masse interstellari di “deficienti” sottoposti ad assurde vessazioni, se disobbedienti. L’epidemia universale di “deficienti”, indotta da strumenti elettronici, oltre ad anticipare visioni letterarie simili (pensiamo a “Cecità” di Josè Saramago), conferma l’attualità della denuncia sul potere della diffusione mondiale del “pensiero unico” massmediologico. Altre qualità, della scrittrice/pittrice, sono la delicatezza e misura nello stendere colori sfavillanti e complessi intrecci narrativi. Propri d’un carattere profondo, rispettoso, razionale e culturalmente raffinato, che non sdegna condividere fantasia e umorismo con chi desideri affacciarsi alla finestra del suo mondo intellettuale: originale e stupefacente. In Italia siamo 50 milioni di scrittori, ma, ahimè, pochi lettori! Critici qualificati sostengono che tanti capolavori letterari prodotti in provincia siano trascurati. Altri soppesino il valore della scrittrice/pittrice di fantascienza Daniela Piegai, di certo convince e affascina il suo modo d’intendere l’arte: non produzione seriale sull’onda del mercato (come fanno tanti), ma frutto spontaneo d’una meravigliosa creatività che l’aiuta a vivere con ironia giocosa anche in mezzo a umane traversie. Sulla raffinata espressività naif, concludo condividendo l’elogio (inconscio?) di Beppe (elettricista, estimatore, e amico comune): “Daniela dipinge da bambina”; assorgendola così a due eccelsi miti letterari: l’eterno femminino (la femminilità nella sua essenza immutabile), pronunciato nel Faust di Goethe; e la poetica del fanciullino (in ogni uomo è presente un fanciullo capace di percepire la realtà con animo ingenuo e occhi limpidi), di Giovanni Pascoli.

fabilli1952@gmail.com

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